Corriere della Sera

Jane Birkin: c’è chi si scandalizz­a ancora per «Je t’aime...»

- Andrea Laffranchi

BARCELLONA Foglietto in tasca e trucco glitter. Benvenuti al Primavera Sound, festival che ha portato a Barcellona il meglio dell’indie rock (e non solo). Da mercoledì a ieri oltre 250 artisti su 22 palchi: dai big come Björk, Nick Cave, Arctic Monkeys, The National e Lorde agli esordienti.

Più femminile, ma anche i maschi lo usano, il glitter applicato su tempie e zigomi fa tendenza. Il foglietto invece è lo schema più o meno ordinato (i più tecnologic­i usano l’app) per districars­i tra orari e artisti. Ma tanto si finisce sempre per cambiare programma, attirati da un suono mentre ci si sposta fra i 22 palchi. Edizione a forte componente femminile: oltre alle headliner Björk e Lorde, le più interessan­ti sono state Haim, Warpaint, Ibeyi e Fever Ray. C’erano anche Jane Birkin e Charlotte Gainsbourg, madre e figlia. La prima con un’orchestra per rileggere il repertorio del compagno (e mito della canzone francese) Serge Gainsbourg; la seconda col suo progetto elettro-cantautora­le. Si sono presentate assieme a un incontro.

«Quando ci vediamo parliamo di dettagli, discorsi femminili, non di quello che facciamo sul palco o al cinema. Non cerco l’approvazio­ne delle mie figlie su questi temi, temo di restarci male», dice Jane. «Chissà, un giorno sarebbe bello lavorare ancora assieme (fecero un film, ndr): nelle collaboraz­ioni con dei familiari si è sempre creata una complicità speciale», aggiunge Charlotte. Gainsbourg amava provocare. Scrisse per la figlia la scandalosa «Lemon incest» e nel 1969 duettò con Jane in «Je t’aime moi non plus», canzone censurata in mezzo mondo per i versetti e le allusioni sessuali: «L’ho fatta io perché non volevo che lui la cantasse con altre, stretto in una cabina di regia con una bella attrice tipo Mireille Darc. Non mi sarei mai aspettata che il Papa e la Bbc la censurasse­ro. Nello spettacolo c’è solo una versione strumental­e per l’orchestra. Per uno show in Francia ci hanno chiesto di toglierla: c’è ancora qualcuno suscettibi­le».

Donne di generazion­i diverse ma con un punto di vista simile sullo scandalo #metoo. «È un bene che le cose stiano cambiando — dice Charlotte — ma in alcuni casi, sebbene necessario, si è esagerato. Credo nei processi in tribunale e non sui social media». Rilancia l’icona della swinging London: «Conosco casi in cui le accuse non erano vere e hanno rovinato carriere, ma ogni rivoluzion­e ha le sue vittime collateral­i. È compito delle donne educare i figli affinché queste cose non avvengano più».

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Madre e figlia Jane Birkin (71 anni) e la figlia Charlotte Gainsbourg (46) al Primavera

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