La promessa
Tattica, fiducia, leggerezza e divertimento ecco come Mancini pensa di tornare in alto «Vorrei solo partite difficili, fanno crescere Anche Deschamps è partito da lontano»
È la sua sfida, il suo tarlo, TORINO il desiderio più grande: «Riportare l’italia a vincere un Mondiale o l’europeo». Roberto Mancini si è seduto sulla panchina dell’italia con un imperativo: risalire la corrente dopo una stagione drammatica in cui siamo rimasti fuori da Russia 2018 e precipitati sino al ventesimo posto (mai così male) del ranking Fifa. Il faccia a faccia con la Francia è stato impietoso. I Bleus hanno più forza, più qualità, più entusiasmo. E sono anche più giovani della nostra Nazionale sperimentale (24,85 contro 25,28 la media dell’età).
Ma in fondo al tunnel nero, qualcosa si scorge. Mancini ha un piano per riabilitarci. Il suo progetto da selezionatore è chiaro: lavorare sulla testa prima ancora che sulle gambe dei giocatori. Leggerezza e divertimento per togliersi in fretta il peso del fallimento e recuperare l’autostima. Soprattutto salire di livello attraverso l’esperienza che adesso manca.
Gian Piero Ventura le amichevoli di spessore preferiva evitarle per non precipitare nel ranking. Il nuovo allenatore, invece, le invoca: «Le vorrei solo così. Ci sono ragazzi che giocano in provincia e partite come quella con la Francia le hanno solo sognate». Sarà per questo che la prima mezzora della notte nizzarda è stata complicatissima. E invece alla fine, con un pizzico di ottimismo, c’è spazio per scovare qualcosa di buono. Il coraggio con cui siamo ripartiti dopo l’intervallo, per esempio. E la propensione ad attaccare: l’italia ha tirato 15 volte, 6 nello specchio. La Francia non subiva così tanto dalla semifinale dell’europeo 2016 con la Germania. I dati, in possesso del Mancio, sono incoraggianti: 16 palloni giocati nell’area avversaria, il 64 per cento dei contrasti vinti. «Significa che abbiamo personalità». Però anche troppi cali di concentrazione e troppe ripartenze concesse.
Nel calcio moderno non c’è niente di improvvisato e il lavoro tattico è al centro del villaggio azzurro. Mancini ha voglia di vincere la scommessa. Tra un anno sarà impossibile essere come i francesi, ma all’europeo itinerante del 2020, chissà. «Anche Deschamps è partito da molto lontano», spiega il neo c.t. Sognare aiuta a vivere meglio. E sul talento ci si può lavorare: Donnarumma e Chiesa sono molto più di una speranza. Il ritorno di Bernardeschi aumenterà la qualità, come l’inserimento di Barella in mezzo al campo. Poi bisogna ritrovare il miglior Belotti e sperare che Balotelli abbia davvero messo la testa a posto. Con Chiellini accanto a Bonucci crescerà l’esperienza in difesa. La prossima sarà anche la stagione decisiva di Verratti, che in Nazionale ha sempre ballato poco e male. Il calendario aiuta Mancini. Domani sfidiamo l’olanda, che ci precede di un posto nel ranking e come noi guarderà il Mondiale alla televisione. Da settembre la Nation League, con Polonia e Portogallo, sarà un’esperienza tosta. Le amichevoli con Ucraina e Stati Uniti, tra ottobre e novembre, non sono di prima fascia ma non vanno prese sottogamba. Nel 2019 solo partite ufficiali con l’adrenalina dei tre punti. Tutto è pronto. Non resta che andare incontro al futuro con incoscienza e un pizzico di follia.
Sperando che il peggio sia alle spalle.