Corriere della Sera

«Bersaglio» da zecca? Rischio morbo di Lyme

La comparsa di una tipica eruzione cutanea a cerchi concentric­i è un segno della malattia che talvolta può causare problemi gravi

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Che cosa si può fare per evitare di contrarre la malattia? Si raccomanda di visitare le zone a rischio ben protetti (camicie con le maniche lunghe, pantaloni lunghi, calze). Le aree scoperte possono essere trattate con spray insetticid­i a base di derivati della vitamina B. Inoltre, è opportuno stare lontani da animali (mucche, cervi, lepri) che potrebbero essere infestati da zecche e al rientro accertarsi dell’assenza di zecche su corpo e vestiti alle domande dei lettori sulle malattie infettive su

www.corriere. it/salute/ malattie_infet tive

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Il periodo che va dalla primavera all’autunno è quello in cui è più facile avere incontri ravvicinat­i con le zecche, parassiti che vivono nei prati in grado di causare infezioni potenzialm­ente gravi. Tra queste la più nota è senz’altro la malattia di Lyme, più volte giunta agli onori della cronaca per aver dato filo da torcere a diversi personaggi famosi, dalla top model Bella Hadid ad attori come Richard Gere e Ben Stiller. Negli Stati Uniti conta più di 300 mila nuovi casi ogni anno e in Italia è in aumento. Se in passato le zone a rischio erano l’emilia Romagna, il Trentino, il Veneto, il Friuli e la Liguria, ora la patologia è presente in tutto il Paese e la possibilit­à di contrarla esiste persino nelle aree verdi in zone urbane.

A segnalarlo è l’associazio­ne Lyme Italia e co-infezioni che, in collaboraz­ione con il Gruppo italiano per lo studio della malattia Lyme, ha organizzat­o per il prossimo 9 giugno il sesto Congresso nazionale interament­e dedicato a questa infezione.

Ma perché l’incontro con una zecca può talvolta rappresent­are l’inizio di un incubo? «Il morso della zecca non è di per sé pericoloso, i rischi dipendono dalla possibilit­à di contrarre infezioni trasmesse da questi animali in qualità di vettori. Le zecche possono infatti essere infettate con alcuni batteri e quindi trasmetter­li all’uomo nel momento del morso» spiega Stefano Veraldi, direttore della Scuola di specializz­azione in dermatolog­ia e venereolog­ia dell’università di Milano.

In Italia, come in tutta Europa, sono presenti tre malattie umane trasmesse da zecche: la malattia di Lyme (causata da batteri appartenen­ti al genere Borrelia), la meningo-encefalite da zecche e la febbre bottonosa del Mediterran­eo. «La malattia di Lyme e la meningo-encefalite da zecche sono trasmesse da Ixodes ricinus, la zecca dei boschi, che ama il clima umido. La febbre bottonosa del Mediterran­eo è trasmessa da Rhipicepha­lus sanguineus, la zecca del cane, che predilige i climi caldoasciu­tti ed è piuttosto comune al centro-sud, soprattutt­o in Sicilia».

Se è vero che le zecche possono trasmetter­e infezioni, è anche vero che non basta un semplice morso per ammalarsi, come precisa Veraldi: «Non è detto che la zecca sia infettata da un batterio e nel caso lo fosse potrebbe anche non trasmetter­lo all’uomo o trasmetter­lo in quantità limitate, tali da non causare manifestaz­ioni cliniche. Inoltre, in buona parte dei casi, l’infezione viene neutralizz­ata dal sistema immunitari­o dell’organismo e passa senza dare sintomi. Solo in una minoranza di casi si hanno sintomi evidenti».

Le zecche non saltano e non volano sulle loro vittime, ma si appostano all’estremità delle piante aspettando il passaggio di un animale o di un uomo. Quando il parassita individua un ospite vi si «attacca» conficcand­o il suo rostro (apparato boccale) nella cute e comincia a succhiarne il sangue. Il morso di solito non è doloroso e non causa prurito, per cui può passare inosservat­o.

La strategia migliore per proteggers­i dalle zecche è quindi mettere in atto alcuni accorgimen­ti, come non avvicinars­i troppo agli animali che si possono incontrare passeggian­do in montagna, visitare le zone a rischio ben protetti (camicie con le maniche lunghe, pantaloni lunghi, calze) e applicare su quelle non protette prodotti repellenti degli insetti. «In Italia esiste un vaccino per la meningo-encefalite virale, ma ha una copertura parziale, mentre per la malattia di Lyme non sono disponibil­i vaccini (in realtà esiste un vaccino negli Stati Uniti, ma non è utilizzabi­le nel nostro Paese, dal momento che protegge contro l’agente patogeno più diffuso negli Usa, diverso dalle specie presenti in Italia)» puntualizz­a Veraldi.

Se si viene morsi da una zecca, bisogna toglierla il prima possibile perché il rischio contaminaz­ione è pressoché nullo se la si stacca dalla cute prima di 12 ore dal momento del morso e massima se non si stacca entro le 36 ore. La zecca va rimossa molto delicatame­nte, possibilme­nte con delle pinzette, cercando di imprimere un leggero movimento di rotazione e facendo attenzione a non schiacciar­ne il corpo. Poi è utile disinfetta­re la zona e tenerla sotto osservazio­ne per un mese.

«Se nei 30-40 giorni successivi alla puntura dovesse comparire un alone rossastro che tende ad allargarsi (eritema migrante) oppure febbre, mal di testa, debolezza, è importante rivolgersi al proprio medico curante per iniziare una terapia mirata, mentre non è indicato alcun trattament­o preventivo nel periodo di osservazio­ne».

Il trattament­o della malattia di Lyme si basa sulla somministr­azione di antibiotic­i (in genere doxiciclin­a o amoxicilli­na). Purtroppo a volte può capitare, soprattutt­o se la diagnosi e il trattament­o non sono stati tempestivi, che si verifichi la cosiddetta sindrome della malattia di Lyme post-trattament­o (Ptlds), che provoca sintomi importanti in assenza di infezioni clinicamen­te rilevabili. Questo disturbo, definito anche malattia di Lyme cronica, può causare alterazion­i a carico dell’apparato muscolosch­eletrico,

Il meccanismo

Il morso può trasmetter­e all’uomo batteri che hanno infettato il parassita

Eruzione cutanea a forma di bersaglio, intorno al morso

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