Corriere della Sera

«La mia medicina ora è scrivere

Inseguire il bello della vita e tirare fuori il sublime dall’ordinario. Una donna colpita da mieloma multiplo racconta il lato positivo della sua esperienza

- CDS M. D’A.

sentito un bisogno di riservatez­za, di risolvere questo problema dentro di me, scavando nel mio intimo perché lì si era generato e lì andava curato. Per quanto possibile, ovvio.

Ora sto meglio e credo davvero che questa malattia mi abbia dato concretame­nte l’opportunit­à di capire che era arrivato il mio tempo, il tempo di prendermi cura di me. Andavo a lavorare ogni giorno con questo enorme peso dentro. Mi opprimeva.

Per svuotarmi, ogni giorno, al rientro dall’ufficio, ho iniziato a scrivere. Scrivere mi calmava. La scelta della penna, del foglio, dei verbi, degli aggettivi, mi permetteva di non farmi travolgere dalle emozioni violente di paura.

Una vera medicina. Tornavo dall’ufficio e scrivevo, non mi allontanav­o mai da casa senza avere con me il quaderno e la penna. E, scrivendo, ragionavo su tutto. Una delle prime cose che ho scritto sono state tutte le parole con finale in «-oma». E poi attaccavo su questo quaderno le immagini che ritagliavo dai giornali, che mi ispiravano positività. Si era affacciato insomma nella mia vita un gran bisogno di armonia, di bello, di forte.

Quelle parole e quelle immagini lavavano il brutto che si era prodotto dentro. Funzionava. L’opportunit­à è stata quella di capire appieno che dovevo re-impadronir­mi del bello. Ho iniziato ad inseguirlo sempre: andare a vedere i film che mi piacevano, ai concerti, stare con gli amici, curare l’alimentazi­one con cibi sani, ascoltare, leggere bei libri. Da lì, è diventata in modo duraturo la mia cura. I miei sensi erano attentissi­mi a captare. La vita andava ora gustata, centellina­ta.

Basta sprechi. Naturalmen­te non volevo perdere di vista la realtà e a questo assaporare la vita affiancavo tutta la letteratur­a possibile sul cancro, su ciò che sarebbe avvenuto, su come prepararmi, sul perché. Credo siano fasi, come quella della ricerca su internet. Alposso A chi si rivolge

Persone malate

Sono invitate a scrivere il racconto delle loro esperienze di malattia, sforzandos­i di pensare al risvolto positivo che possono avere avuto Medici

I profession­isti della salute che vorranno aderire, possono raccoglier­e le testimonia­nze delle persone malate per farne oggetto di riflession­e personale e anche di studio scientific­o l’inizio si vuole sapere tutto, controllar­e e contrastar­e.

Poi ci si dà pace, perché forse è di pace che abbiamo bisogno. E si comprende che è bene abbandonar­e le domande, perché non si sa mai quale possano essere le risposte e da che parte stiamo sulla classifica di chi ce la farà e chi no. Indirizzia­moci sul pensiero positivo che saremo nella classifica di chi si salverà.

Se è la mente che governa, diamole questa indicazion­e.

Il blog

● I lettori possono scrivere direttamen­te sul blog (http://malatti aopportuni­ta. corriere.it) o alla email: malattiaop­port unita@corrie re.it. senz’altro dire che la mia malattia mi ha permesso di conoscere meglio me stessa. Non può essere che un dialogo serrato con se stessi che ci tira fuori dal guado perché gli altri, e lo dico bonariamen­te, non capiscono.

Quanti sono fuori, i nostri familiari in primis, non capiscono e spesso, pur perdonando loro la buona fede, ci fanno sentire ancora più soli.

Malattia non è solo accettazio­ne. È aiutare quella linfa vitale che vuole vivere con tutta se stessa, ad avere la meglio sulle nostre povere cellule malate.

I miei figli hanno ora 33 e 25 anni, ho visto tanti film, sono partita per viaggi che ho gustato ogni secondo, la scrittura fa sempre parte della mia vita ma ho abbandonat­o i «quaderni terapeutic­i» da un po’. Con la malattia ho capito che dovremmo sempre tirar fuori il sublime dall’ordinario e spesso il sublime risiede nelle piccole cose. Basta saperle cercare.

Non sono felice, perché questa «cosa» accorcia sempre l’orizzonte e lo riempie di nubi. Ma appena si affacciano questi pensieri, mi alzo e riprendo la mia ricerca del bello e lì mi dirigo. Per me funziona, sono trascorsi nove anni densi di significat­o e belle esperienze.

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