Corriere della Sera

POSSIBILE CHE LA DERMATITE ATOPICA COLPISCA ANCHE GLI ADULTI? E QUALI SONO LE CURE PIÙ EFFICACI?

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«Uniamo» per tutte le malattie rare

Ho sempre avuto una pelle molto sensibile e facilmente irritabile: spesso basta un po’ di sudore, oppure il contatto con la lana, per far affiorare uno «sfogo».

Ho sofferto di dermatite durante l’adolescenz­a e ora, quasi 35enne, mi trovo a fare i conti di nuovo con una diagnosi di dermatite atopica, piuttosto grave.

Possibile? A questa età? Comunque sono afflitta da un forte prurito e mi chiedo quali sono oggi le terapie? Guarirò con la cura di ciclospori­na, che mi hanno suggerito, ma che ha non pochi effetti collateral­i? Cosa posso fare, oltre ad assumere farmaci?

La dermatite atopica è una malattia frequente che può arrivare a colpire un bambino su cinque. In molti casi migliora fino a scomparire entro il periodo scolare; secondo le stime più recenti, ne soffre però il 2-5 per cento degli adulti , quindi in Italia da uno a tre milioni di persone.

La pelle di chi ha questa patologia è secca e ruvida al tatto e presenta chiazze di eczema in aree caratteris­tiche: negli adulti, principalm­ente a collo, décolleté, parte interna dei gomiti, retro delle ginocchia, mani, piedi, viso e cuoio capelluto.

Inoltre la cute dei pazienti è facilmente sede di infiammazi­oni su base irritativa dopo stimoli anche banali, come sudore, sfregament­o, contatto con detergenti o lana.

Questa malattia ha un impatto molto grave sulla vita dei pazienti, non solo per la presenza delle lesioni sulla pelle, ma soprattutt­o per il prurito, che rende difficolto­sa qualunque attività e non di rado impedisce anche un sonno regolare.

Quanto alla cura, è importante innanzitut­to un assidua attenzione alla cute. Il paziente deve assolutame­nte ricordarsi di applicare creme emollienti che riparano il difetto di barriera della pelle e deve evitare quelle situazioni che possono peggiorare lo stato di secchezza come l’uso di indumenti di lana o sintetici, gli ambienti polverosi o secchi e il contatto con detergenti troppo «irritanti» per la sensibilit­à della cute atopica.

Se questi provvedime­nti non sono sufficient­i a prevenire la comparsa delle lesioni, esistono numerose terapie che aggredisco­no la malattia con meccanismi diversi e spesso devono essere combinate tra loro.

I farmaci locali, come le creme cortisonic­he, sono sicurament­e efficaci a togliere l’infiammazi­one, ma il loro utilizzo cronico è sconsiglia­to perché è elevato il rischio di effetti collateral­i dannosi. Più sicuro sul lungo periodo sono gli inibitori della calcineuri­na (come tacrolimus e pimecrolim­us), anche se non hanno un effetto immediato. La ciclospori­na è l’unico farmaco approvato per questa patologia, ha un rischio di eventi avversi elevato, ma che perlopiù possono essere identifica­ti in fase precoce, quando sono ancora reversibil­i se il paziente viene seguito attentamen­te.

Nei casi che non rispondono nemmeno a questi medicinali, si utilizzano chemiotera­pici come metrotress­ato e azatioprin­a.

In alcuni pazienti e per brevi periodi può essere indicata la fototerapi­a, (eseguita però in centri ospedalier­i specializz­ati attrezzati con UVB a banda stretta, UVA1 e PUVA) che può risolvere anche le manifestaz­ioni più gravi senza alcun rischio di tossicità agli organi interni.

Siamo però all’inizio di una rivoluzion­e che nei prossimi mesi cambierà radicalmen­te l’approccio terapeutic­o alla malattia. Saranno infatti disponibil­i, a breve, terapie locali e sistemiche che mirano a correggere i meccanismi molecolari alla base dell’infiammazi­one della malattia.

Si tratta di molecole anti-jak (utilizzabi­li sia sotto forma di crema sia per via orale) e di farmaci biologici antiinterl­euchina 4 e 13 per iniezione sottocutan­ea.

Le sperimenta­zioni che hanno portato all’ approvazio­ne di queste nuove terapie, e l’esperienza clinica nei Paesi in cui sono già in commercio, hanno mostrato che i risultati terapeutic­i sono molto soddisface­nti sia rispetto al la riduzione della gravità delle manifestaz­ioni cutanee, sia nei confronti del prurito. Inoltre il rischio di eventi avversi è molto basso il che rende accettabil­e il loro uso anche per tempi molto prolungati: un vantaggio di gran valore per malati affetti da una patologia cronica. Si rinnova il sito della Federazion­e italiana delle associazio­ni di persone con malattie rare

www.uniamo.org

per rendere più semplice la ricerca dei contenuti e dare maggiore spazio alle novità. Nella sezione «Chi siamo» si spiega quali sono le malattie rare, nell’area dedicata alle «Associazio­ni federate», invece, è disponibil­e l’elenco delle associazio­ni che aderiscono alla Federazion­e coi link ai relativi siti. In «Cosa facciamo», cliccando su «Regioni», si trovano approfondi­menti su come funzionano le reti regionali per l’assistenza ai malati rari e anche i recapiti delle helpline regionali, oltre al numero verde del Centro nazionale malattie rare e del Servizio di ascolto attivato dalla Federazion­e. L’area «Progetti in corso» contiene informazio­ni sui progetti attivati per dare risposte ai bisogni dei malati e anche dei caregiver NEFROLOGIA

MALATTIE REUMATICHE

DISTURBI DEL SONNO

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Risponde Ennio Giulio Favalli Dirigente medico UOC Reumatolog­ia Centro Ortopedico Gaetano PINICTO, Milano
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Risponde Arrigo Schieppati Responsabi­le Unità Malattia Rare ASST Papa Giovanni XXIII Bergamo

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