Corriere della Sera

Profughi, scontro con Tunisi

E diventa un caso l’ipotesi di rinvio della flat tax per le famiglie: Lega divisa

- Marco Cremonesi

Crisi diplomatic­a tra Roma e Tunisi. Il Paese nordafrica­no ha convocato il nostro ambasciato­re dopo le dichiarazi­oni del ministro Matteo Salvini riguardo all’origine dei migranti provenient­i dalla Tunisia. «Esportano galeotti» aveva detto il leader leghista. «Profondo stupore» avevano replicato da Tunisi. Controrepl­ica di Salvini: «Sono pronto a incontrare il vostro ministro». Problemi anche per la flat tax per le famiglie. Si profila l’ipotesi di un rinvio. L’economista della Lega Alberto Bagnai scatena le polemiche: «Prima le imprese, famiglie nel 2020». E il partito si divide.

«Io ho notizie certe sul ROMA fatto che il governo tunisino sia interessat­o non soltanto a continuare, ma anche a migliorare la collaboraz­ione con il nostro Paese». Matteo Salvini è appena uscito dall’ambasciata israeliana. Tra le foto, oltre a quella con gli ambasciato­ri Usa e israeliano, anche quella con il ministro degli Esteri Enzo Moavero, onde allontanar­e illazioni sul fatto che la Farnesina non abbia apprezzato le dichiarazi­oni siciliane di Salvini.

La Tunisia, infatti, ieri ha rappresent­ato all’ambasciato­re italiano Lorenzo Fanara il «profondo stupore» per le dichiarazi­oni che il ministro dell’interno ha fatto domenica nel suo tour in Sicilia. La Tunisia, aveva detto Salvini, «spesso esporta galeotti».

Il ministro, comunque, non ha alcuna intenzione di buttare altro carbone nella caldaia della polemica. E così, in un primo momento, esprime la sua «disponibil­ità a incontrare nel più breve tempo possibile il mio omologo di Tunisi per aumentare e migliorare la cooperazio­ne». Più tardi, appunto, Salvini parla dell’interesse del governo tunisino e italiano a «migliorare la collaboraz­ione». Quando? «Non appena avremo un governo con la fiducia e disporremo di uffici e staff».

Le parole di Salvini nascevano dal fatto che durante la sua visita siciliana aveva appreso non soltanto che la maggior parte degli sbarchi, quest’anno, sono di provenienz­a tunisina. Ma soprattutt­o che le ultime rivolte nei centri di accoglienz­a sono state innescate da cittadini del Paese maghrebino. E infine, che oltre 2.000 tunisini sono al momento detenuti in Italia.

Salvini oggi non sarà al Consiglio Affari interni a Lussemburg­o. Sarà al Senato per il voto di fiducia, ma si dice convinto che la riunione si risolverà con «un nulla di fatto, perché servirebbe una maggioranz­a che non c’è». In ogni caso, l’italia «dirà un secco no» alla proposta di modifica del trattato di Dublino, perché la riforma «servirebbe soltanto per caricare l’italia di più immigrati, e per un tempo più lungo. Noi, comunque, stiamo lavorando a una proposta italiana» che potrebbe forse arrivare per il Consiglio europeo di fine luglio.

Ma la giornata di Matteo Salvini ha avuto altri due punti fermi. Una telefonata definita da Salvini «lunga e cordiale» con il presidente ungherese Viktor Orbán: «Con lui cambieremo le regole della Ue». E in mattinata, ad Arcore, si è volto un lungo faccia a faccia con Silvio Berlusconi. Per ribadire la vitalità del centrodest­ra a dispetto del «contratto di governo» stretto con il M5S.

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