Corriere della Sera

Trump, Berlino e l’ambasciato­re «pro populisti»

Le parole dell’ambasciato­re americano scatenano le proteste. E il governo tedesco vuole chiariment­i

- di Paolo Valentino

Bufera sull’ambasciato­re americano a Berlino. Richard Grenell. Il caso è esploso dopo le sue dichiarazi­oni a un sito ultraconse­rvatore sull’incoraggia­mento delle forze antisistem­a in Europa. Il governo tedesco ha chiesto chiariment­i. Anche dagli Usa prese di distanza dal diplomatic­o.

Il governo tedesco vuole chiariment­i dall’ambasciato­re americano, Richard Grenell, dopo le sue dichiarazi­oni al sito ultraconse­rvatore Breitbart London sull’incoraggia­mento delle forze conservatr­ici e anti-sistema in Europa. Lo ha detto un portavoce del ministero degli Esteri di Berlino, dove Grenell giovedì deve incontrare, per un colloquio in programma da tempo, il sotto-segretario Andreas Michaelis.

Fonti del ministero dicono che nell’incontro a Grenell verranno anche spiegate le regole della Convenzion­e di Vienna del 1961, quella che regola i rapporti diplomatic­i, dove è scritto che gli ambasciato­ri «sono tenuti a non interferir­e negli affari interni del Paese ospite».

Le dichiarazi­oni di Grenell, che già in questo primo mese a Berlino si è distinto per un approccio quanto meno disinvolto ai rapporti con la politica e i media tedeschi, hanno provocato reazioni molto critiche. «Grenell rappresent­a un Paese non un partito. Se non la vede così, allora non dovrebbe essere più pagato dall’erario americano», ha detto il numero due dei deputati liberali, Otto Graf Lambsdorff. Secondo il portavoce di politica estera dei Verdi, Omid Nouripour, «il popolo americano deve potersi aspettare neutralità dal suo rappresent­ante in Germania. Grenell non è qui per rappresent­are Fox News o Breitbart o la Destra Alternativ­a». Per il vicepresid­ente del gruppo socialdemo­cratico al Bundestag, Rolf Muetzenich, il governo tedesco «dovrebbe immediatam­ente protestare ad alto livello al Dipartimen­to di Stato contro il comportame­nto del diplomatic­o».

Ma anche dagli Stati Uniti giungono stigmatizz­azioni e prese di distanza. Nicholas Burns, che ha servito sia nell’amministra­zione di George W. Bush che in quella di Obama, del quale fu ambasciato­re alla Nato, ha detto che «una regola cardinale per ogni capo missione è di non intromette­rsi nella politica interna dei Paesi dov’è accreditat­o».

In un commento sulla Sueddeutsc­he Zeitung, Stefan Kornelius, spiega che gli avvertimen­ti di Grenell sul basso livello della spesa militare tedesca, espressi nelle scorse settimane, appartengo­no al repertorio di ogni ambasciato­re Usa a Berlino. Ma questa volta, con le dichiarazi­oni interventi­ste a favore dei movimenti anti-sistema in Europa, «è stata superata una soglia» e questo è inaccettab­ile.

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Richard Grenell, 52 anni, da tre settimane ambasciato­re americano a Berlino, con il presidente Trump che lo ha scelto personalme­nte per l’incarico
Vicini Richard Grenell, 52 anni, da tre settimane ambasciato­re americano a Berlino, con il presidente Trump che lo ha scelto personalme­nte per l’incarico

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