Trump, Berlino e l’ambasciatore «pro populisti»
Le parole dell’ambasciatore americano scatenano le proteste. E il governo tedesco vuole chiarimenti
Bufera sull’ambasciatore americano a Berlino. Richard Grenell. Il caso è esploso dopo le sue dichiarazioni a un sito ultraconservatore sull’incoraggiamento delle forze antisistema in Europa. Il governo tedesco ha chiesto chiarimenti. Anche dagli Usa prese di distanza dal diplomatico.
Il governo tedesco vuole chiarimenti dall’ambasciatore americano, Richard Grenell, dopo le sue dichiarazioni al sito ultraconservatore Breitbart London sull’incoraggiamento delle forze conservatrici e anti-sistema in Europa. Lo ha detto un portavoce del ministero degli Esteri di Berlino, dove Grenell giovedì deve incontrare, per un colloquio in programma da tempo, il sotto-segretario Andreas Michaelis.
Fonti del ministero dicono che nell’incontro a Grenell verranno anche spiegate le regole della Convenzione di Vienna del 1961, quella che regola i rapporti diplomatici, dove è scritto che gli ambasciatori «sono tenuti a non interferire negli affari interni del Paese ospite».
Le dichiarazioni di Grenell, che già in questo primo mese a Berlino si è distinto per un approccio quanto meno disinvolto ai rapporti con la politica e i media tedeschi, hanno provocato reazioni molto critiche. «Grenell rappresenta un Paese non un partito. Se non la vede così, allora non dovrebbe essere più pagato dall’erario americano», ha detto il numero due dei deputati liberali, Otto Graf Lambsdorff. Secondo il portavoce di politica estera dei Verdi, Omid Nouripour, «il popolo americano deve potersi aspettare neutralità dal suo rappresentante in Germania. Grenell non è qui per rappresentare Fox News o Breitbart o la Destra Alternativa». Per il vicepresidente del gruppo socialdemocratico al Bundestag, Rolf Muetzenich, il governo tedesco «dovrebbe immediatamente protestare ad alto livello al Dipartimento di Stato contro il comportamento del diplomatico».
Ma anche dagli Stati Uniti giungono stigmatizzazioni e prese di distanza. Nicholas Burns, che ha servito sia nell’amministrazione di George W. Bush che in quella di Obama, del quale fu ambasciatore alla Nato, ha detto che «una regola cardinale per ogni capo missione è di non intromettersi nella politica interna dei Paesi dov’è accreditato».
In un commento sulla Sueddeutsche Zeitung, Stefan Kornelius, spiega che gli avvertimenti di Grenell sul basso livello della spesa militare tedesca, espressi nelle scorse settimane, appartengono al repertorio di ogni ambasciatore Usa a Berlino. Ma questa volta, con le dichiarazioni interventiste a favore dei movimenti anti-sistema in Europa, «è stata superata una soglia» e questo è inaccettabile.