Il vulcano, effetto Pompei Sepolti sotto la cenere
«Sono bruciati, sono bruciati tutti», ha raccontato Consuelo Hernandez. Lei è una delle sopravvissute all’eruzione del Volcán de Fuego, in Guatemala. Lapilli e lava, ma soprattutto gas e ceneri che mozzano il respiro in gola. Sono già oltre 60 i morti nell’eruzione che viene paragonata a quella di Pompei di quasi duemila anni fa.
Oltre 60 vittime tra i contadini, gas e temperature di 700 gradi «Sono bruciati, sono bruciati tutti»
La furia del Fuego. Per i Maya si poteva placare con i sacrifici umani, per gli scienziati, oggi, è più prevedibile di quella dei terremoti ma è altrettanto devastante.
Secondo un primo bilancio provvisorio sono oltre 60 i morti nell’eruzione del Volcán de Fuego, uno dei più attivi del Centro America, iniziata domenica. A uccidere in quella che è considerata una delle più volente esplosioni vulcaniche del secolo, la fuoriuscita massiccia di materiale piroclastico. Lapilli, pietre e lava. Ma soprattutto gas e ceneri che mozzano il respiro in gola. «Sono bruciati, sono bruciati tutti», ha raccontato disperata Consuelo Hernandez, una delle sopravvissute, mentre la protezione civile tirava fuori decine di corpi ricoperti dalla polvere grigia. Contadini, braccianti che lavorano nelle piantagioni di mais e di caffé dei villaggi di Alotenango e San Miguel Los Lotes, sono loro le vittime del Fuego.
«È come nell’eruzione di Pompei del 79», spiega al Corriere il vulcanologo Piergiorgio Scarlato, dell’istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) che il Fuego lo ha conosciuto in una spedizione in Guatemala nel 2012. In scene che i testimoni fanno fatica a descrivere, la cenere è stata scagliata fino ad oltre 4.500 metri d’altezza. «La popolazione è stata investita da una nube di gas ma anche da temperature altissime, superiori
L’allerta Nelle Hawaii la popolazione è stata informata più tempestivamente
ai 700 gradi che uccidono all’istante», sottolinea ancora Scarlato.
Eruzioni esplosive, che tolgono vite e provocano danni economici, dalla chiusura degli aeroporti — ieri Città del Guatemala è stata isolata per tutto il giorno —, passando per i danni alle infrastrutture fino alle coltivazioni. Diverse da quelle effusive, caratterizzate in prevalenza dalla fuoriuscita di lava, come successo alle Hawaii, dove il vulcano Kilauea è tornato a fare paura con nuove fratture eruttive. Ma perché nel Pacifico non si sono registrati morti e invece in Guatemala sì? «Nelle Hawaii la popolazione viene informata più tempestivamente grazie ai social network, inoltre la maggiore presenza di apparecchiature permette di monitorare con più precisione la situazione», è la risposta.
Più attenzione e più efficienza per sconfiggere la furia. Ieri le autorità hawaiane hanno arrestato 18 persone che non avevano rispettato i check point e i divieti di circolazione nei pressi delle colate laviche. E mentre il governo guatemalteco ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, c’è chi denuncia. «La Conred (la protezione civile locale, ndr) non ci ha mai detto di andarcene, lo ha fatto solo quando la lava era già qui. I volontari non sono nemmeno scesi dai pick-up», ha riferito Rafale Letran di El Rodeo all’ap.
Scienza contro natura. Nel caso delle eruzioni è possibile fare previsioni monitorando l’attività sismica della regione. Ma, alla fine, come sapevano già i Maya, quando il Fuoco si sveglia placarlo è impossibile.