Corriere della Sera

Meno imposte sui redditi e sterilizza­zione dell’iva, il puzzle «riforma fiscale» sul tavolo di Tria

Nel 2019 si punta a un primo modulo di sgravi da 30 miliardi

- di Mario Sensini

Pierre Moscovici (commissari­o Ue agli Affari economici)/1

L’italia ha un governo che ha la maggioranz­a, sono soddisfatt­o e mi auguro di lavorare presto con Tria

Pierre Moscovici (commissari­o Ue agli Affari economici)/2

Bisogna rispettare le democrazie, le decisioni non si prendono sui mercati o a Bruxelles

I costi

Per scongiurar­e l’impennata dell’iva servono 12 miliardi di euro

Graduale, ma neanche ROMA tanto. La flat tax, nelle intenzioni del governo gialloverd­e, scatterà dal prossimo anno per le imprese e per le famiglie, e arriverà a regime in soli due anni. Con un primo modulo, quello del 2019, che dovrà essere molto consistent­e. Per massimizza­re gli effetti positivi sui consumi e la crescita, e così ridurre il costo da mettere in conto per la riforma, Lega e M5S ragionano su uno sgravio da almeno una trentina di miliardi nel primo anno. L’operazione è complicata, e i tempi sono stretti, ma da ieri il dossier flat tax è sul tavolo del ministro dell’economia, Giovanni Tria.

Ricevute le consegne dal suo predecesso­re, Pier Carlo Padoan, Tria ieri ha ricevuto la visita di Armando Siri, economista della Lega ed ispiratore della tassa piatta. Che poi tanto piatta non è già più perché le aliquote sono due, il 15 e il 20%, sopra e sotto 80 mila euro di reddito, dopo il compromess­o raggiunto con il M5S nel «Contratto per il governo del cambiament­o». Insieme hanno cominciato a mettere giù il piano d’azione per la riforma fiscale, che presuppone anche la sterilizza­zione dell’iva.

L’ipotesi di lasciar correre le imposte sui consumi per concentrar­si sul taglio delle tasse sui redditi, studiata dal Rettore di Tor Vergata qualche tempo fa, resta quello che è, un’ipotesi accademica. «Iva e Irpef non sono affatto alternativ­e» ribadiscon­o i parlamenta­ri M5S, e lo stesso fanno qu elli della Lega, sventoland­o il Contratto: «Sarebbe un colpo intollerab­ile per le famiglie e per le imprese». Per scongiurar­e l’impennata dell’iva servono 12 miliardi di euro, che si aggiungere­bbero ai 30 del primo modulo della flat tax. Una somma imponente che andrebbe coperta con altrettant­i tagli di spesa o nuove entrate. «Ma anche con la crescita. Si insiste tanto a dire che con la riforma della flat tax lo Stato ci perde 40 miliardi, ma allora diciamo pure che i cittadini ne guadagnano 40. Non è che se li fumano, li spendono...» spiega il senatore della Lega, Claudio Borghi Aquilini.

Il primo passaggio sarà la risoluzion­e sul Def, che sarà concordata tra il governo e la maggioranz­a parlamenta­re, e che traccerà la linea da seguire in vista della Legge di Bilancio a metà ottobre. Poi bisognerà fare le Commission­i parlamenta­ri e organizzar­e le squadre nei ministeri. Coi sottosegre­tari, viceminist­ri e, probabilme­nte, nuovi dirigenti (al Tesoro, al posto del direttore generale Vincenzo La Via,già vacante, si parla di Dario Scannapiec­o, oggi alla Bei). Subito dopo si entrerà nel vivo della riforma fiscale.

L’obiettivo di arrivare con un progetto pronto per la Legge di Bilancio è definito da chi «arduo» e da chi «ambizioso». Di sicuro non è facile. Per le imprese ci vuole un attimo, basta ridurre l’ires che oggi ha un’aliquota del 24% e porta un gettito di 35 miliardi l’anno. Per le persone fisiche lo sgravio va costruito anche con l’accorpamen­to delle detrazioni e delle deduzioni. Facile a dirsi, molto meno a farsi. Uno dei problemi emersi negli ultimi giorni è come trattare, ad esempio, le detrazioni che si spalmano su più anni, nel caso si dovesse procedere alla loro razionaliz­zazione e sfoltiment­o. Nel frattempo si continua a scandaglia­re il bilancio alla ricerca delle coperture per la riforma, sperando che la Ue conceda almeno un po’ di margine sul deficit. Nel mirino, da qualche giorno, ci sono gli incentivi dannosi per l’ambiente, che ammontano a 17 miliardi di euro.

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Stretta di mano L’ex ministro dell’economia Pier Carlo Padoan (68 anni) con il nuovo titolare del dicastero Giovanni Tria (69 anni)
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Fonte: Agenzia delle Entrate

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