Corriere della Sera

L’ANALISI

MEDIO ORIENTE

- Di Antonio Ferrari

N on è la prima volta che il re di Giordania accetta le dimissioni di un primo ministro, anticipand­o o seguendo il malcontent­o popolare per ragioni politiche, sociali e soprattutt­o economiche. Ma è la prima volta che il regno, passato praticamen­te indenne nel tunnel delle primavere arabe, deve affrontare la crisi più grave degli ultimi trent’anni.

Re Abdallah è un sovrano saggio, come lo era suo padre Hussein, però adesso i morsi della crisi sono davvero sanguinosi, e la rabbia popolare rischia di non poter essere arginata, come è accaduto nel passato. Il re ha cercato di contenerla, ma la pioggia di tasse

Le proteste

La popolazion­e è stremata dagli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità

che si sono abbattute sul piccolo regno, assediato dai problemi, non è facilmente contenibil­e. Tutto cresce esponenzia­lmente. Gli aumenti riguardano 165 beni, tra cui molti di prima necessità, che seguono gli aumenti già in corso di benzina, elettricit­à e acqua. Pochi mesi fa, visitando Amman come ambasciato­re di Gariwo, la foresta dei Giusti, ho scoperto che persino il visto d’ingresso è diventato carissimo.

Il primo ministro uscente Hani Mulki, da tempo sotto il tiro delle proteste di massa organizzat­e da Ali Abous, che controlla almeno quindici organizzaz­ioni sindacali, paga per alcuni errori, ma le sue dimissioni riguardano un conto complessiv­o che, sostanzial­mente, tocca tutti i settori della vita del regno. Il re ha già indicato il successore, il riformista

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