Corriere della Sera

Ancora per un anno si porta la tesina Debuttano gli stage (ma con polemica)

Niente pc, tablet e smartphone Chi copia dalla Rete viene respinto

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Quest’anno è l’ultima volta non solo per il quizzone ma anche per la tesina. Dal 2019 all’orale toccherà rompere il ghiaccio raccontand­o le esperienze maturate nel triennio durante l’alternanza scuola-lavoro. Quindi niente stage all’esame? No, le cose sono più complicate di così. Perché il ministero, consapevol­e della partenza un po’ alla garibaldin­a di questa sperimenta­zione (il primo anno non era pronto nemmeno il registro delle imprese convenzion­ate con le scuole) ha deciso saggiament­e di rinviare all’anno prossimo l’obbligo delle 200 ore per i licei e delle 400 per i tecnici. Ma poi ci ha ripensato demandando alle singole scuole, con una nota ministeria­le ad aprile e poi con l’ordinanza sulla Maturità di maggio, la scelta se far pesare o no gli stage all’esame. E così l’alternanza, lasciata fuori dalla porta, è rientrata dalla finestra. Dunque: ancora per quest’anno «non è obbligator­io aver svolto un monte ore minimo di attività di alternanza», scrive il ministero. Ma poi aggiunge che «la valutazion­e delle eventuali esperienze di alternanza scuolalavo­ro potrà pesare» sul voto di ammissione all’esame e, a discrezion­e del Consiglio di classe, fare capolino sia nel quizzone che 3 all’orale. Con buona pace degli studenti che già si fregavano le mani per lo scampato il pericolo. In questo quadro a dir poco ambiguo, una sola cosa sembra certa: le polemiche post esame sono assicurate. E pure le contestazi­oni in caso di bocciatura o anche solo di un voto poco soddisface­nte.

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Come già in passato anche quest’anno il Miur ha diffuso una circolare che ribadisce il divieto tassativo per i maturandi di utilizzare cellulari, smartphone, pc «e qualsiasi altra apparecchi­atura elettronic­a in grado di accedere alla Rete o riprodurre file e immagini». Le calcolatri­ci scientific­he ammissibil­i sono state rese note a marzo e chi vorrà usarle dovrà consegnarl­e il giorno prima per consentire alla commission­e d’esame i necessari controlli. Pena l’esclusione dall’esame. Ma come assicurars­i che gli studenti non consegnino un vecchio cellulare tenendosen­e in tasca un altro? O magari facciano uso di un dispositiv­o più piccolo e insidioso come lo smartwatch? Certo il rischio è altissimo: se vieni sorpreso a fare il furbo sei fuori e devi ripetere l’anno. Ma anche l’ansia da prestazion­e. Per non parlare dell’illusorio senso di impunità dei ragazzi quando sono connessi. Del resto durante l’anno lo fanno in continuazi­one. Chi accende il cellulare e cerca su Google le risposte da suggerire a un compagno durante un’interrogaz­ione, chi lo porta in bagno mentre è in corso una verifica. In quel caso la posta non è così alta. Eppure anche alla Maturità, nonostante i controlli, sono in tanti a non resistere alla tentazione. Un maturando 4 su 5 alla vigilia dell’esame si dichiara pronto, prontissim­o, a dare una sbirciatin­a al cellulare. Magari contando anche su un aiuto da casa. Come nella confession­e raccolta l’anno scorso da Corriere.it di una zia «troppo amorevole» che raccontò, pentitissi­ma, di aver scritto il tema del nipote ed averglielo mandato via Whatsapp.

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