Luciano che voleva una trattoria e ha trovato una città sotterranea
Lecce, gli scavi di Faggiano costati 150 mila euro e il suo «museo» in casa
La vicenda ● È un immobile che, dopo scavi per una fognatura difettosa, ha portato alla luce diversi reperti che vanno dall’antica civiltà messapica a epoche recenti
Lecce, 2001. Luciano Faggiano, cuoco oggi 62enne, ha un sogno: aprire una trattoria nel centro storico. I locali ci sono già: una casa acquistata vent’anni prima e che va ristrutturata. Ma qualcosa non va, il bagno si blocca. Un problema di fognature. Faggiano prende il piccone e comincia a scavare. «Mai avrei immaginato — racconta — che quel colpo di piccone avrebbe cambiato la mia vita. Scavando, mi sono ritrovato in casa una tomba messapica, una chiesa francescana, un granaio, delle incisioni legate ai Templari e insomma, al posto della trattoria ho trovato una città».
Anzi, tante città: da quegli scavi riaffiorerà un mondo stratificato che va dai resti degli antichi Messapi (VIII secolo a.c.) ai Romani, fino a epoche più recenti. Più di duemila anni di storia sotto il tinello. Poi, un decennio fa, nel 2008, Luciano rinuncia al sogno di aprire un ristorante e dà vita all’«edificio storico archeologico Faggiano», una singolare forma di «museo» domestico che oggi arriva a ospitare anche una cinquantina di visitatori al giorno. «Me lo sono fatto da solo, con l’aiuto della mia famiglia», racconta. Gli scavi infatti li ha condotti lui, ovviamente con la supervisione dei funzionari della Soprintendenza e sotto la guida degli architetti Franco e Maria Antonietta De Paolis. «Mio figlio Andrea è rientrato da Londra dove stava studiando per dedicarsi al progetto. Tutti ci siamo mobilitati. Io lavoravo e lavoro tuttora in un bar. Mi alzo all’alba, faccio il turno e poi vengo qui a scavare». Già, perché questo posto che si eleva su tre piani è un cantiere aperto. E sul pavimento, coperti da lastre di vetro, sprofondano abissi. «Quello è un ossario — dice Faggiano — là c’è la tomba di un bambino, quello è un granaio, sul muro vede un rivestimento seicentesco». Un viaggio nella storia dell’arte pugliese, che ha incuriosito studiosi e turisti. Naturalmente buona parte dei reperti trovati sono finiti nei musei «ufficiali» della regione, ma a Luciano hanno lasciato anfore ammaccate, statuine votive. E questa casa, se dall’esterno sembra uno dei tanti palazzotti del centro, entrando si trasforma in uno scenario da film di genere «peplum».
Le cisterne, gli anfratti di roccia, il pozzo. Questo però non è un film e la prova sta nello sguardo stanco della signora Faggiano, Anna Maria. «All’inizio — conferma Luciano — non sono mancate le contestazioni, poiché il mio scavo iniziale era stato più profondo del consentito. Poi c’è stata tutta l’operazione che si è svolta a mie spese. Quasi 150 mila euro. Oggi siamo stanchi ma soddisfatti». Oggi i Faggiano curano il «museo» grazie a un’associazione, la Idume, che permette di aprire al pubblico, organizzare visite guidate e eventi culturali. «Solo ora cominciamo a vedere qualche frutto — conclude Luciano — soprattutto grazie ai visitatori stranieri e a un effetto passaparola tra i turisti». Uscendo, Faggiano saluta e indica un locale adiacente: «Vede quella casa? L’ho comprata e adesso, finalmente, lì aprirò la mia trattoria». Perché a volte l’aver trovato un mondo non basta.