Corriere della Sera

Gli Oceani e le aree senza ossigeno che pregiudica­no la (nostra) vita

- Di Sara Moraca (foto Massimo Zannini)

Gli oceani stanno morendo, soffocati da una progressiv­a estensione delle zone prive di ossigeno, dove l’ambiente acquatico diventa inospitale per la maggior parte degli animali marini. Il numero delle zone morte oceaniche in cui l’ossigeno disciolto nell’acqua raggiunge valori molto più bassi di quelli registrati finora, rendendo impossibil­e la vita, cresce inesorabil­mente. Lo denuncia uno studio su Science: negli ultimi 70 anni, le zone morte oceaniche sono quadruplic­ate in mare aperto e cresciute fino a dieci volte vicino agli estuari o nei mari con minore circolazio­ne. Alcune ricerche hanno confermato che l’impoverime­nto di ossigeno è cresciuto negli anni 80 a un ritmo 2 o 3 volte superiore rispetto a quello originaria­mente previsto: il cambiament­o climatico e l’innalzamen­to delle temperatur­e hanno provocato una minore idrosolubi­lità dell’ossigeno. Elemento che mette in pericolo le forme di vita negli abissi. Si tratta di un’epidemia silenziosa — che gli ecologisti cercano di portare all’attenzione in occasioni come la Giornata mondiale dell’ambiente, oggi, e quella degli oceani, venerdì — che non riguarda solo gli animali marini, ma anche gli esseri umani, la cui vita è legata a doppio filo con il mare. Alcune tra le principali estinzioni di massa sono infatti state associate ad acque oceaniche calde e anossiche. Le zone morte sono però reversibil­i se le loro cause sono eliminate: un esempio recente e virtuoso è rappresent­ato dagli sforzi compiuti lungo il fiume Reno per ridurre le acque reflue e le emissioni industrial­i: l’azione di istituzion­i pubbliche e private, cittadini e aziende ha permesso di ridurre i livelli di azoto nella zona morta del Mare del Nord di oltre il 35%.

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Negli habitat marini In alto, nella foto grande, un branco di barracuda (Sphyraenid­ae Sphyraenid­ae) nuota nel Tirreno, a Ventotene; sotto a sinistra un cavallucci­o marino all’isola di Malapascua, Filippine; in basso una tartaruga verde (Chelonia mydas)...

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