Corriere della Sera

LA PAROLA ITALIANA CHE SPIEGA AGLI INGLESI L’ORGOGLIO «BUONO»

- di Gianluca Mercuri

«Corri e fottitene dell’orgoglio, ne ha rovinati più lui che il petrolio», cantava Vasco tantissimi anni fa. Per volare più su c’è Sant’agostino: «Fu l’orgoglio a trasformar­e gli angeli in diavoli». Da sempre l’umanità s’interroga sulla soglia oltre la quale l’amor proprio degenera nel peccato capitale. Insomma: qual è la differenza tra orgoglio buono e orgoglio cattivo? Tim Lomas, psicologo della University of East London, ha trovato la risposta in una parola magnifica della nostra lingua: fiero. Come racconta su The Conversati­on, c’è arrivato partendo dalle trappole della pienezza di sé: nella forma più innocua (la sopravvalu­tazione delle proprie capacità) fa sbattere contro i muri della vita, in quella più perniciosa (il narcisismo aggressivo) porta a nuocere agli altri. Sul piano collettivo, «una fede irrealisti­ca nella grandezza del proprio gruppo» può sfociare nella guerra. Ma allora qual è l’orgoglio «buono»? Gli sforzi della psicologia per distinguer­lo attingono al lessico: «Prendiamo l’esempio della parola italiana fiero, termine affascinan­te che manca di un equivalent­e in inglese». In italiano «fiero» è sinonimo di orgoglioso, ma ha anche una sfumatura specifica — sottolinea­ta dalla psicologa Isabella Poggi — che connota «la capacità di trionfare sulle avversità». Paul Elkman, nel suo Atlas of Emotions, con la voce «fiero» definisce «la soddisfazi­one che si prova di fronte a una sfida che estende le proprie capacità». È il sentimento che Tim Lomas, gran tifoso di calcio, spera susciti l’inghilterr­a ai prossimi Mondiali: «Non l’ostilità verso gli avversari» ma «la gratificaz­ione che viene dal dare il meglio, dal comportars­i con dignità e buona grazia». Noi ai Mondiali non ci saremo, ma possiamo essere fieri del nostro vocabolari­o. E pazienza se Vasco quella strofa la concludeva così: «Ci fosse anche una sola probabilit­à, giocala...».

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Puoi condivider­e sui social network le analisi dei nostri editoriali­sti e commentato­ri: le trovi su www.corriere.it Su Corriere.it
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