ORA IL NUOVO GOVERNO DI MADRID DEVE FAR PACE CON BARCELLONA
Caro Aldo, anche la Spagna, dopo il referendum separatista della Catalogna, è tornata in una situazione di caos politico. Ma i socialisti non erano stati sconfitti alle ultime elezioni? Com’è possibile che siano ora al governo? Lorena Bastoni
Cara Lorena,
La Spagna ha fatto con tre anni di ritardo quel che aveva fatto il Portogallo nel 2015: la sinistra riformista, uscita sconfitta dalle urne, ha trovato un accordo con la sinistra populista contro la destra. Una manovra del genere fu portata a termine in Italia da Pds e Lega nel 1995. Noi lo chiamammo ribaltone. La Costituzione spagnola, come quella tedesca, la chiama sfiducia costruttiva: chi fa cadere un governo diventa il capo del governo successivo. Helmut Kohl non divenne cancelliere con un voto popolare, ma convincendo in Parlamento i liberali a mollare i socialdemocratici. Ora è diventato presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez, che non era neppure deputato: si era dimesso dopo essere stato sfiduciato dai baroni del suo partito. Quando un anno fa, il 21 maggio, Sanchez vinse a sorpresa le primarie socialiste battendo la presidenta andalusa Susana Diaz, questo giornale fu l’unico a scrivere in prima pagina che Sanchez avrebbe fatto cadere il governo. Ora è accaduto.
La Costituzione è stata rispettata, il re Felipe non ha avuto nulla da eccepire. Eppure in tutto questo c’è una forzatura. Il partito socialista è al minimo storico. Sarà probabilmente costretto a convocare nuove elezioni l’anno prossimo. Prima però dovrà, se non raggiungere, almeno individuare una soluzione al caso catalano. L’unica possibile è un dialogo che porti a una riforma costituzionale, che riconosca alla Catalogna e ai Paesi baschi un’ampia autonomia finanziaria e lo statuto di nazioni autonome all’interno della vasta patria spagnola; con la liberazione dei leader catalani imprigionati. Solo così Barcellona rinuncerà al miraggio dell’indipendenza. La secessione si è rivelata impossibile; però i secessionisti non possono essere sconfitti a colpi di manganello e di incarcerazioni.
Restano da capire le ragioni del crollo dei popolari, che pure avevano rimesso la Spagna sui binari della ripresa. Rajoy non ha mai davvero conquistato il cuore dei compatrioti. Gli scandali finanziari del partito l’hanno travolto. La Merkel perde un alleato fidatissimo, e muove un altro passo sul suo lungo viale del tramonto.