Corriere della Sera

Alla fine vince la contraerea Cilic

Roland Garros, negli ottavi l’italiano rimonta 2 set poi si arrende al quinto

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Finisce all’ora del pastis, senza rimpianti ma nemmeno senza gloria, con il retrogusto amaro dell’impresa sfumata sul filo di lana che solo una cena al Marais, con la compagnia giusta, potrà lenire. Al tramonto del suo gagliardo Roland Garros, Fabio Fognini è un omino vestito di rosso che misura tra gli applausi ogni passo che lo porta fuori dal centrale perché su quella terra, il Fogna lo sa, ha piantato i semi del ritorno nei top-10 (a fine torneo sarà numero 15 del ranking), di una credibilit­à ad alto livello ritrovata, ma adesso è stanco, tanto stanco, pare quasi rimpicciol­ito dallo sforzo di aver protetto la sua metà campo dai colpi furibondi della contraerea di Marin Cilic che, non a caso, è il quarto giocatore della classifica mondiale. Per quanto tennis abbia Fabio nel braccio (tanto), la manona di Cilic dopo tre ore e 37 minuti di wrestling ha prevalso sulla manina di Fognini, generoso ma non spietato, guerriero ma non eroe, buttare il cuore oltre la rete dopo un inizio pessimo non è bastato a ingraziars­i gli dei del Roland Garros, così di azzurro nei quarti a Parigi rimane solo la maglia di Marco Cecchinato, impegnato oggi nella sua missione (im)possibile con Novak Djokovic.

Sostenuto da precedenti datati e quindi poco attendibil­i, il match degli ottavi con Cilic sembrava tutto da scrivere e invece Fognini l’ha cominciato alla vecchia maniera, svogliato, bisognoso del fisioterap­ista, in preda ai soliloqui e tesissimo: le palle break concesse in quattro dei cinque turni di servizio del primo set (decisiva quella sul 5-4) sono la spia accesa sul cruscotto. Il Fogna è ticcoso, elettrico ma contempora­neamente scarico, si assenta nel secondo set (6-1 Cilic) spinto

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