Milano-trento, scudetto del basket su binari opposti
Finale al via: talento contro carattere. Buscaglia: «Noi sfavoriti, ma l’impossibile non esiste»
MILANO Una è più forte e fisica, almeno sulla carta, l’altra è più atletica e cattiva, almeno secondo gli avversari. Una è obbligata a vincere, perché è nel suo destino e perché nessuno le perdonerebbe una sconfitta, l’altra però è alla seconda finale consecutiva e qualcosa vorrà pur dire. Una ha vinto i tre scontri diretti stagionali, i due di stagione regolare più la semifinale di Supercoppa, l’altra si è imposta in 17 delle ultime 21 partite disputate.
Parte stasera la caccia allo scudetto del basket, di fronte due squadre che più diverse non si può. Da una parte la corazzata Milano, talento a profusione e tonnellaggio illimitato, perché nessuno può permettersi due centri del peso, fisico e tecnico, di Gudaitis e Tarczewski. Dall’altra il vascello fantasma Trento, capace di materializzarsi all’improvviso davanti agli avversari e di affondarlo con armi leggere, l’aggressività sugli esterni della coppia sudamericana Forraygutierrez, il senso di appartenenza di Sutton e Hogue, le difese che chiudono ogni linea di passaggio.
Il pronostico pare obbligato, «ma la parola impossibile non ci appartiene» annuncia Maurizio Buscaglia, allenatore dell’aquila trentina. «Sappiamo che Milano ha tante armi, fermarle tutte non è pensabile: quello che possiamo fare è limitarle, un conto è essere mirati da dieci frecce, un altro è da due o tre». Anche se le frecce nell’arco di Milano sono imprevedibili: contro Brescia, per esempio, prima ha colpito Micov, poi si è scatenato Goudelock, in gara 4 ha deciso Kuzminskas, per non parlare dei due lunghi di cui sopra e di una panchina lunga lunga, che sulla distanza delle 7 partite qualche importanza ce l’ha.
Però Trento nelle ultime tre serie ha sempre vinto gara 1 lontana da casa. «Per questo sarà fondamentale fare bene nelle prime due partite casalinghe perché altrimenti diventerà molto più dura» ammonisce Simone Pianigiani, coach milanese con lo spiacevole obbligo di non avere alternative: «Non abbiamo le stesse certezze di Trento, ma abbiamo il desiderio di vincere il titolo dopo un’annata partita con un’idea di squadra che è cambiata mentre giocavamo a ritmi impietosi». Magari ha ragione, ma se non dovesse vincere il titolo in pochi se ne ricorderebbero.