Vettel trionfa in Canada e vola in testa alla classifica
Il tedesco scappa al via e resiste all’inseguimento finale di Bottas Il ferrarista domina il Gp del Canada e sale al primo posto nel Mondiale Hamilton soltanto quinto al traguardo
di Daniele Sparisci, Giorgio Terruzzi Flavio Vanetti alle
Nel nome di Gilles, nel segno di Sebastian. Il Canada si colora di rosso a 14 anni dall’ultima vittoria della Ferrari con Michael Schumacher e a 40 dal primo successo di Villeneuve. È un capolavoro firmato da Vettel, una marcia di 70 giri a ritmi pazzeschi che vale il 50° centro in carriera, l’11° da quando è a Maranello e il terzo in questa stagione, ma che più di tutto vale la testa del Mondiale.
Sulla sua pista preferita Lewis Hamilton (6 vittorie su 11 presenze) è affondato nella mediocrità con un quinto posto: in crisi di potenza e di fiducia, colpito da un problema di surriscaldamento che lo ha costretto ad anticipare la sosta ai box (così è stato superato da Ricciardo), cede lo scettro di leader al rivale per un solo punto. Ne aveva 14 di vantaggio prima di ieri, Vettel li ha divorati con una magia. A 14 Gp dalla fine è presto per parlare di svolta, ma per il morale lo è eccome. Dalla pole alla fuga, spremendo la cavalleria del nuovo supermotore, al via ha trovato un alleato involontario in Max Verstappen che si è azzuffato con Valtteri Bottas. Il tedesco ha capitalizzato alla grande i guai della Mercedes, costretta a ritardare gli aggiornamenti alle power unit per un difetto di qualità. Un cambio di programmi che ha pesato, ma che nulla toglie alla festa del Cavallino.
La gara è finita dopo una manciata di minuti dalla ripartenza della safety car, entrata per il pauroso incidente fra Lance Stroll e Brandon Hartley, quando Seb ha mantenuto la posizione fino alla bandiera a scacchi. L’ha passata cantando e scandendo quel «Grazie ragazzi!», colonna sonora dei suoi trionfi. Si è fatto largo a salti fra le tute rosse prima di salire sul podio. Ha stretto tutte le mani che poteva, ringraziando ancora per la macchina strepitosa che gli hanno dato.
La superiorità della Ferrari sull’isola di Notre Dame è stata netta, travolgente. A colpi di passaggi veloci Seb ha eretto una barriera invalicabile e anche nel pit stop ha guadagnato mezzo secondo sulla Mercedes del finlandese. Ha funzionato tutto alla perfezione: aggiornamenti, strategie, pilota, solo Kimi Raikkonen si è preso una vacanza non giustificata a Montreal finendo addirittura sesto, peggio di com’era partito. Incapace di spingere, Iceman è rimasto imbottigliato nel traffico e ha concluso vedendo gli scarichi di Hamilton nel grigio più grigio. Mentre il «puledrino» Charles Leclerc portava ancora a punti l’alfa-sauber.
Così fra tappi di champagne e selfie il team principal Maurizio Arrivabene ha sottolineato anche l’unica nota stonata: «Questa l’hanno vinta la Ferrari e Sebastian: lui ha guidato bene e aveva un gran macchina. Siamo una grande squadra ma serve anche un grande pilota. E oggi è mancato un po’ Kimi». I numeri dicono 3 vittorie e 4 pole per la Ferrari, più di tutti, come si fa non considerarla favorita per il titolo? Arrivabene rallenta: «Andiamo avanti con il lavoro: vogliamo scrivere qualcosa di bello, se possiamo e vogliamo. E tutti lo vogliamo». L’impresa canadese esalta lo spirito della «coop» emiliana: per trovare assetti e soluzioni da trasferire alla pista, Antonio Giovinazzi al simulatore a Maranello ha fatto le ore piccole. Stanchi, contenti e affamati, insaziabili questi rossi.