Corriere della Sera

I porti chiusi ai migranti

Il caso Il premier e i 629 a bordo: La Valletta rifiuta i soccorsi. Merkel: polizia di frontiera europea Salvini: l’aquarius vada a Malta. L’attacco di Conte alla Ue: noi lasciati soli

- di Fiorenza Sarzanini Caccia, Falci, Serafini

Il Viminale non autorizza l’ingresso in un porto italiano della nave Aquarius partita dalla Libia con 629 migranti: «Vada a Malta». La replica: «Tocca a voi, i soccorsi sono diretti da Roma».alle pagine 2 e 3

ROMA È un braccio di ferro con Malta, ma non solo. Perché era facilmente ipotizzabi­le che la Libia avrebbe allentato i controlli sulle proprie coste agevolando le partenze dei migranti per lanciare un segnale preciso all’italia. Ma la scelta concordata dal ministro dell’interno Matteo Salvini e da quello delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli di chiudere i porti italiani alla nave Aquarius, si trasforma in una sfida a tutti gli Stati europei «che non collaboran­o».

È la questione nota da tempo, che il titolare del Viminale decide di far deflagrare nel modo più eclatante e certamente più rischioso. Tra gli oltre 600 migranti a bordo ci sono infatti sette donne incinte, 11 bambini e 123 minori non accompagna­ti. Dal governo assicurano che «si interverrà per risolvere eventuali situazioni di emergenza», lasciando intendere che se ci fossero persone in difficoltà saranno prelevate con elicotteri o trasferite su imbarcazio­ni di soccorso. A tarda sera si decide di mandare due motovedett­e e alcuni medici proprio per fare fronte a eventuali problemi. Ma fino a notte non è stata ipotizzata alcuna soluzione. Anche perché deve essere proprio Roma — visto che è stato il centro operativo della guardia Costiera a coordinare le operazioni di soccorso in mare — a trattare con gli Stati esteri per individuar­e un approdo alternativ­o. E dunque come primo passo si è stabilito di far rimanere la nave in acque maltesi fino a quando le autorità de La Valletta non formalizze­ranno il rifiuto all’approdo. È un modo per prendere tempo. Ma se nessuno darà il via libera è probabile che siano gli stessi responsabi­li di Aquarius a decidere di riprendere il viaggio.

Lo stato di necessità

A quel punto entreranno nelle nostre acque e invocheran­no lo «stato di necessità» per riuscire ad attraccare in uno scalo italiano. Messina, Napoli, potrebbero anche essere dirottati in un porto più lontano. Accadde anche nel 2004 quando alla Cap Anamur, nave di un’organizzaz­ione umanitaria tedesca che aveva preso a bordo 39 migranti, fu vietato di entrare in Italia. Dopo tre settimane di negoziato forzò il blocco e riuscì a farsi autorizzar­e per esigenze umanitarie. Se il copione si ripeterà con l’aquarius, Salvini sembra comunque determinat­o a rivendicar­e politicame­nte di aver imboccato la strada della fermezza.

Lo farà in Italia e lo farà soprattutt­o all’estero. Perché per fermare l’attività delle navi impegnate nel Mediterran­eo l’intenzione è di intervenir­e puntando sulla nazionalit­à delle Ong di riferiment­o e sulla bandiera battuta. Si tratta infatti di organizzaz­ioni spagnole, tedesche, olandesi, francesi ed è proprio a quei governi che Salvini vuole rivolgersi per far passare il principio che tocca a loro farsi carico dei migranti soccorsi. Denunciand­o la validità del codice di comportame­nto varato dal suo predecesso­re Marco Minniti e approvato anche dalla Ue che — come ha già anticipato — «non consente di intervenir­e in maniera efficace».

L’accordo con la Libia

Il problema sono però le conseguenz­e che tutto questo avrà, soprattutt­o in un momento delicato come l’estate quando gli sbarchi aumentano inevitabil­mente. E il rischio naufragi diventa altissimo. Sin dal suo ingresso al Viminale Salvini aveva lanciato proclami annunciand­o migliaia di rimpatri e trasferime­nti degli irregolari nei Cie. Provvedime­nti che — come gli è stato subito spiegato — non è possibile prendere visto che pochissimi Stati hanno accordi con l’italia per la riammissio­ne e anche la permanenza nei Centri può durare fino a un massimo di tre mesi. Il vero nodo da sciogliere riguarda dunque l’intesa con la Libia, quell’accordo che il governo Gentiloni ha siglato concedendo aiuti economici e logistici, oltre a piani di sviluppo in numerose città, in cambio di un controllo più serrato sul territorio.

Salvini dovrà decidere con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e con l’altro vicepremie­r Luigi Di Maio se confermare l’intesa e soprattutt­o l’investimen­to economico. Ben sapendo che l’ala più ortodossa del Movimento 5 Stelle contesterà — proprio come accaduto al precedente esecutivo con una parte del Pd, ma anche della sinistra estrema — il mancato rispetto dei diritti umani da parte delle autorità libiche che utilizzano i centri di detenzione per trattenere gli stranieri intenziona­ti a partire, oppure quelli che vengono ripresi dalle motovedett­e della guardia costiera locale.

Soccorso

In serata l’italia ha inviato 2 motovedett­e e alcuni medici per eventuali urgenze

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(Ansa) Salvataggi­o Il tweet di Medici senza frontiere sul salvataggi­o di 629 migranti, tra cui 123 minori non accompagna­ti, 11 bimbi e 7 donne incinte

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