Corriere della Sera

I DOVERI DI CHI HA PERSO

- di Angelo Panebianco

Idirigenti dei gruppi, Forza Italia e Partito democratic­o, a cui spetterà l’onere e l’onore di fare l’opposizion­e al governo in carica in questa legislatur­a, danno l’impression­e (al pari di diversi commentato­ri) di non avere capito bene che cosa sia successo. Assomiglia­no a quei generali che concepisco­no l’eventuale guerra futura come la ripetizion­e di quella testé conclusa. Solo per scoprire quando infine la guerra scoppierà quanto grande sia stato il loro sbaglio. Per soddisfare, verosimilm­ente, gli sparuti gruppi di militanti che ancora tristement­e li seguono con la coda tra le gambe, questi dirigenti continuano a usare slogan e parole d’ordine senza più presa sulla realtà. Slogan e parole che evocano, nella mente di chi li ascolta, l’immagine di stanze ammuffite, colme di ragnatele.

Forse Silvio Berlusconi, se avesse avuto dieci anni di meno, avrebbe subito capito (il coraggio non gli è mai mancato) che cosa avrebbe dovuto fare quando leghisti e Cinque Stelle hanno cominciato a discutere di un governo insieme. In omaggio alla più importante regola della politica (e forse anche della vita), quella secondo cui l’amico del mio nemico è mio nemico, avrebbe dovuto dire a Matteo Salvini: «Se ti provi a fare l’alleanza con i 5 Stelle il centrodest­ra è morto e sepolto e tu diventi un mio nemico per la pelle. Sono pronto anche a correre il rischio di crollare al 5 per cento dei consensi».

Lo avesse detto sarebbe diventato automatica­mente il punto di riferiment­o di una parte ampia di quella metà del Paese che non è schierata con questo governo.

Quanto a errori il Pd non è da meno. Che cosa sottintend­e la tesi di molti dirigenti di quel partito secondo cui l’attuale governo sarebbe «di destra»? In politica le parole non hanno solo un valore descrittiv­o. Servono a orientare l’azione. Dire che il governo attuale è di destra fa comodo soprattutt­o a quella parte del Pd che sogna di incunearsi fra 5 Stelle e Lega, che sogna un ribaltamen­to delle alleanze. Sono quelli che vorrebbero venderci la favola secondo cui se a una alleanza 5 Stelle/lega si sostituiss­e un’ alleanza 5 Stelle/pd , allora si passerebbe dalla destra alla sinistra. Un governo 5 Stelle/pd sarebbe di sinistra. Anzi: «de sinistra». Sciocchezz­e, ovviamente ma che confermano come siano tristi e malinconic­he le parabole dei movimenti politici. Alcuni di coloro che sognano il suddetto governo «de sinistra» , sono figli, diretti o indiretti, dell’esperienza del partito comunista. Una storia terribile ma anche con una sua grandezza. Proprio costoro smaniano per fare da spalla, da tappetini, ai 5 Stelle.

Centrosini­stra e centrodest­ra sono finiti per sempre. E i gruppi che li animavano, Pd e Forza Italia pure. Anche se non lo dicono, i più intelligen­ti fra i loro dirigenti, in cuor loro, lo sanno. I meno dotati, quanto meno, lo sospettano.

Non è affatto detto che possa sorgere presto ciò che oggi non c’è, ossia un’ opposizion­e seria, credibile, competitiv­a nei confronti dei partiti antisistem­a che ci governano. Ma se sorgerà essa sarà una cosa nuova, diversa da Forza Italia e dal Pd , anche se inevitabil­mente dovrà utilizzare «materiali» che provengono da quei due partiti. L’errore più grave (ma anche umanamente comprensib­ile) che gli attuali dirigenti del Pd e di Forza

Italia possono commettere è cercare di impedire a tutti i costi abbandoni e secessioni nei loro rispettivi gruppi parlamenta­ri. Un’ opposizion­e davvero competitiv­a può sorgere soltanto se la zavorra verrà gettata in mare. Occorre che la parte di Forza Italia desiderosa di entrare nell’orbita della Lega segua la propria vocazione. Stessa cosa vale per quei membri del Partito democratic­o che vorrebbero gettarsi nelle braccia dei 5Stelle. La rigenerazi­one dell’opposizion­e sarà possibile solo se ci sarà un grande rimescolam­ento delle carte. Dalle ceneri di Forza Italia e del Pd dovrà nascere un nuovo raggruppam­ento capace di

Rendita

Non bisogna credere che basterà denunciare le inadempien­ze per attirare consensi

fare una seria e dura opposizion­e a un governo al momento apprezzato da metà del Paese ma anche detestato da una parte rilevante del medesimo.

L’opposizion­e che sorgerà (se sorgerà) non dovrà commettere due errori. Non dovrà credere che la riscossa sia a portata di mano, che l’attuale maggioranz­a possa essere sconfitta a breve termine. Non dovrà crederlo neppure se (come è assai plausibile), finiti i cento giorni della luna di miele, i consensi per il governo, rilevati dai sondaggi, crollerann­o. L’opposizion­e che verrà dovrà comunque prepararsi a una «lunga traversata nel deserto».

Il secondo errore che l’opposizion­e non dovrà commettere sarà quello di fingere amnesie, di rimuovere tutti gli sbagli commessi in passato e che spiegano perché le elezioni sono andate come sono andate. Se gli oppositori futuri crederanno di poter campare di rendita sfruttando le incapacità e le inadempien­ze del governo, se crede- ranno che basterà denunciare tali incapacità e inadempien­ze per attirare consensi, finiranno per subire nuove sconfitte. Chi malgoverna non viene cacciato dagli elettori solo per questo. Occorre anche che chi gli si oppone disponga di una proposta credibile (possono prescinder­ne solo i partiti anti-sistema dal momento che si rivolgono agli elettori più arrabbiati). Non è questione di stupide autocritic­he, è questione di dire agli elettori: «Abbiamo appreso la lezione , abbiamo fatto tesoro dei nostri errori passati. Per questo oggi possiamo fare una credibile proposta di governo».

Non è affatto detto che l’opposizion­e che serve a questo Paese e che al momento non c’è possa nascere, per lo meno in tempi brevi. Anche perché i grandi rimescolam­enti delle carte richiedono — quasi sempre se non sempre — l’affermazio­ne di nuove leadership. Agli antipatizz­anti del governo serve pensare che ciò sia possibile.

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