«Euro e bilancio Ora da Roma segnali positivi»
Il neoministro italiano dell’economia, Giovanni Tria, si impegna a fare di tutto perché l’italia rimanga nell’area euro. Che cosa ne pensa, presidente Weber?
«Che sono molto contento di queste sue parole, e che la sua è una linea estremamente positiva. Soprattutto nel quadro dell’eurozona di oggi».
Manfred Weber, bavarese di 45 anni, è il presidente del gruppo del Partito popolare europeo all’europarlamento, ed è da sempre considerato il portavoce ufficioso della cancelliera Angela Merkel nelle aule di Strasburgo e Bruxelles. Commenta le parole pronunciate da Tria nella sua prima intervista, rilasciata ieri al Corriere della Sera: «Non è solo che non vogliamo uscire (dall’area, ndr): agiremo in modo tale che non si avvicinino condizioni che possano mettere in discussione la nostra presenza nell’euro».
In sostanza, Roma vuole tenere sotto controllo il rapporto fra debito pubblico e Prodotto interno lordo, e avviare riforme interne che siano alimentate da un bilancio pubblico di investimenti; strategia italiana, spiega Weber, che è potenzialmente «ben compatibile» con quanto si sta facendo oggi nell’unione Europea e nell’eurozona: per esempio, con il bisogno di riforme interne già rilevato in Germania, Spagna e Austria, e con quel percorso verso una crescita del 2,5% nell’area euro alimentato soprattutto dagli investimenti. Perché «possiamo risolvere i problemi solo se stiamo insieme, se parliamo, se collaboriamo con un’idea comune dell’euro».
Che ne pensa dei nuovi leader italiani? Per i loro oppositori, sono un pugno di populisti…
«Per me, a Roma siede oggi un governo eletto democraticamente dal popolo italiano, e io rispetto i risultati delle elezioni. È estremamente positivo come si comporta il nuovo ministro delle Finanze. E questo è stato anche un successo del presidente Mattarella, che si è impegnato a trovare un ministro delle Finanze difensore della permanenza dell’italia nell’eurozona».
Però non è stato semplice…
«È stato certo un periodo difficile, ma secondo me ora è importante non guardare indietro a questo. Bisogna ascoltare le voci italiane del presente. Ascoltare ciò che dice il vostro nuovo ministro delle Finanze, che è in linea con ciò che possiamo fare nell’eurozona».
E la riforma delle pensioni? Tria dice che la legge si può migliorare, ma «con attenzione alla sostenibilità. Su queste materie non si improvvisa».
«Sono pienamente d’accordo. Nell’ultimo decennio, ogni Paese membro dell’unione si è trovato con la necessità di questa riforma, e di fronte a una questione fondamentale: la nostra società sta invecchiando, e questo per me è uno sviluppo positivo perché possiamo vivere più a lungo. Ma questo sviluppo positivo ha un impatto sulle nostre finanze, e bisogna adattarsi a pagamenti più ridotti quando si va in pensione. È una sfida che bisogna affrontare e comprendere, senza costi aggiuntivi per le generazioni future. E mi lasci aggiungere qualcos’altro».
Prego.
«Noi in Europa dobbiamo smetterla di finanziare le riforme delle pensioni, o altre riforme sociali, o qualsiasi altra azione, con il debito, con i soldi prestati dalle banche. Questo approccio è finito, deve finire. Perciò, ancora una volta, comprendo e condivido quel che dice il vostro ministro delle Finanze».
E poi c’è un altro problema, che riguarda questa volta tutti gli europei: quel mister Donald Trump che pianta in asso il vertice G7 nel Quebec e se ne va quasi senza salutare. Che impressione vi ha fatto?
Il governo è eletto democraticamente dal popolo italiano, io rispetto le elezioni
È estremamente positivo come si comporta il nuovo ministro delle Finanze
«Penso che molte persone siano choccate dai comportamenti del presidente Trump. E dal suo non mostrare rispetto, qualche volta, per dei leader democraticamente eletti: in Quebec, è stata davvero un’esperienza talmente nuova… Se poi lui è veramente deciso a insistere con le sue tariffe più alte, questo può avere un impatto diretto e drammatico sulle condizioni di vita dei cittadini europei. Perché noi siamo un continente che dipende dal commercio. Ma in questo senso, in Quebec c’è stato un fatto positivo: che siamo rimasti uniti, e all’atmosfera positiva ha contribuito anche la presenza del vostro neopremier Conte. Ancora una volta: l’europa deve parlare con una sola voce, e così può avere del potere anche nei confronti dell’america o della Cina. Se no, è estremamente debole».