Sfida nelle città Sale l’astensione
Votanti al 61% (sei punti in meno). Da Brescia a Catania, i timori a sinistra
Sette milioni di italiani sono stati chiamati alle urne per il rinnovo di 761 amministrazioni locali. Tra queste venti capoluoghi. In 14 dei quali il sindaco uscente è del centrosinistra. I primi dati segnalano un’affluenza in calo attorno al sessanta per cento. I risultati sono il primo test dopo la formazione del nuovo governo Lega-cinque Stelle. Ed è proprio il risultato del Pd — si vota in molte roccaforti dei democratici — ad essere sotto i riflettori. Città come Pisa e Siena in Toscana e Imola in Emilia-romagna diranno come sta cambiando la geografia politica dei Comuni. Ieri — domenica elettorale — il ministro dell’interno Salvini ha incitato con alcuni tweet gli elettori a votare per i candidati della Lega. Il Pd Martina: ha rotto il silenzio elettorale.
Riflettori accesi, e conta ROMA fino all’ultimo voto, nei 14 capoluoghi nei quali il Pd ha governato negli scorsi 5 anni e che ora potrebbero essere conquistati dal centrodestra o dall’asse governativo M5s-lega. In questa tornata di amministrative — 6,7 milioni di italiani chiamati alle urne in 761 comuni, affluenza in calo dal 67,2% al 61,2% — il partito di Matteo Renzi (guidato dal segretario Maurizio Martina) rischia grosso: a Catania, Siracusa, Barletta, Avellino, Ancona,viterbo, Siena, Pisa, Massa, Imperia, Brescia, Vicenza, Treviso, Sondrio. E pure nella «rossa» Imola.
L’incubo del Nazareno ha due volti: quello di un centro destra a trazione leghista unito quasi ovunque, e ogni caso molto agguerrito, e quello dei ballottaggi (previsti per il 24 giugno) che potrebbero generare una saldatura tra l’elettorato del Carroccio e quello grillino capace poi di mettere in ginocchio i candidati del centro sinistra.
I Cinquestelle — che non hanno presentato candidati a Siena, Vicenza e Viterbo — «rischiano» solo a Ragusa e a Pomezia dove avevano vinto 5 anni fa. La sfida all’amministrazioni rette dal M5S si ripete anche nei due popolatissimi municipi romani, il III e L’VIII, sciolti in anticipo a causa le dimissioni dei consiglieri pentastellati. A Ponte di Legno, «luogo sacro» della Lega fin dai tempi della leadership di Bossi, l’unico candidato è stato dichiarato vincitore già quando è stata superata la soglia del 50% dell’affluenza.
Dopo un andamento altalenante, col passare delle ore il dato sull’affluenza ha dato un saldo negativo rispetto a 5 anni fa quando però si votò in due giorni. Alle 23 (613 comuni su 623) l’affluenza nazionale (Sicilia esclusa) si attestava al 61,2% quando 5 anni fa era del 67,2%. In alcune regioni il calo dei votanti è stato più significativo: a Vicenza è stato registrato il 55,29%, contro il 66,38% precedente; a Treviso il 51,61 contro il 59,89%.
Ma sono lontani i tempi in cui il centrosinistra vinceva un po’ ovunque alle Comunali. A Imola, la candidata Carmen Cappello è sostenuta dal Pd, da Liberi e Uguali di Bersani e D’alema, e anche l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni si è speso a suo favore: ma dopo lo «tsunami» del 4 marzo tutto questo potrebbe non bastare. Ne sa qualcosa anche il sindaco uscente di Catania, Enzo Bianco, che corre per il centrosinistra unito senza il simbolo del Pd contro Salvo Pogliese di Forza Italia sostenuto anche da Lega e FDI.
E anche a Brescia il sindaco uscente Emilio Del Bono (centro sinistra) — che è stato per molte settimane il favorito con molti punti di vantaggio — ora dovrà contendere al probabile ballottaggio il pacchetto di voti decisivi per vincere sull’avvocato Paola Vilardi di Forza Italia che in campagna elettorale ha avuto l’incoraggiamento personale del leader della Lega.
Ieri — domenica elettorale — il ministro dell’interno Salvini ha incitato con alcuni tweet gli elettori a votare per i candidati della Lega oltre ad essere stato tutto il giorno sotto i riflettori per la questione dei porti italiani chiusi alla nave Aquarius carica di oltre 600 migranti salvati nel Mediterraneo. Ma questa coda di campagna elettorale ad urne aperte ha fatto scattare al reazione energica del segretario dem Maurizio Martina che ha accusato il responsabile del Viminale di aver rotto il silenzio elettorale. Per di più, insistono al Nazareno, da una posizione che richiederebbe il massimo della terzietà.
In Sicilia vince al primo turno anche il candidato sindaco che ottiene il 40% dei voti. Nelle altre regioni, invece, bisogna prendere al maggioranza dei voti validi altrimenti si passa la ballottaggio. E un tema politico dominante delle prossime due settimane che precedono il secondo turno sarà uno in particolare: l’elettorato grillino e quello di centrodestra, ove si rendesse necessario, faranno fronte comune contro i candidati di centro sinistra?
L’eccezione
A Ponte Di Legno l’unico candidato è stato eletto prima della chiusura delle urne