Corriere della Sera

I conti interni al governo e i pesi mutati nel centrodest­ra

- Paola Di Caro

ROMA Una giornata di voto scandita dagli interventi dei leader dei due partiti al governo, monopolizz­ata dalla vicenda della Nave Aquarius, nervosa, tesissima, come in una campagna elettorale permanente. E alla fine, a uscire da protagonis­ti dalle urne, sono sempre Lega e M5S.

I riflettori erano tutti puntati sullo scontro tra le due forze che si presentano ovunque come avversarie, pur essendo felicement­e alleate al governo del Paese. Ma con l’anomalia ancora più significat­iva della Lega alleata nella gran parte dei capoluoghi al voto con Forza Italia e FDI, nella tradiziona­le formazione di centrodest­ra. E, dai primissimi, frammentar­i dati, emerge come in questo momento sia proprio la coalizione a tre quella vincente, esattament­e come avvenne il 4 marzo.

Quello che però è cambiato rispetto a tre mesi fa è il peso interno al centrodest­ra: sia dove il candidato sindaco è esponente di Forza Italia (come a Brescia, Catania, Viterbo), sia dove è di Fratelli d’italia (a Teramo), dove è civico, o dove è leghista (Treviso, Vicenza), il Carroccio avanza e si conferma forza trainante. Non mentono quindi i sondaggi che danno in grande crescita il partito di Salvini, ormai uomo forte del governo almeno nelle sue prime mosse, compresa quella di ieri per la chiusura dei porti italiani all’attracco della nave soccorso per i migranti Aquarius. Una mossa che ha costretto anche Forza Italia ad allinearsi a sostegno dell’alleato, che negli ultimi giorni — a differenza di Berlusconi — non ha lesinato visite elettorali in molte delle città al voto.

Più difficile era la partita del M5S, fortissimo al Sud nel voto nazionale di marzo, come da tradizione molto più debole nelle competizio­ni amministra­tive che non vedano un voto tipicament­e politico come le grandi città. Vero che il banco di prova siciliano non era dei peggiori per il partito di Di Maio, dopo i risultati eccezional­i delle Politiche.

Ma per un’analisi più significat­iva bisognerà attendere il ballottagg­io del 24 giugno, e verificare l’atteggiame­nto degli elettori sia del centrodest­ra che del M5S laddove i propri candidati non sono presenti.

Sì perché voce in capitolo l’avrà anche il Pd, nonostante sia in grande difficoltà nei comuni capoluogo nei quali era quasi sempre uscente (15 su 20). Atteso, ma non per questo meno preoccupan­te, l’arretramen­to del partito di Martina che perde terreno

La forza trainante

Sia dove il candidato sindaco è di FI, sia dove è di FDI, il Carroccio è la forza trainante

anche in roccaforti della Toscana, pur essendo quasi sempre presente ai ballottagg­i. E sarà importante capire appunto come si comportera­nno gli elettori del M5S nella scelta eventuale tra Pd e centrodest­ra, specie dove la coalizione non ha sindaci targati Lega.

Si tratta comunque di una tornata elettorale ancora troppo limitata per un’analisi dei flussi elettorali, specie nei centri più piccoli. Ben altro appuntamen­to sarà quello del prossimo anno, con Regionali ed Europee. Reggerà l’alleanza di centrodest­ra, pur confortata dalla conquista di parecchi comuni? E reggerà la coalizione di governo?

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