Corriere della Sera

Cia e Isis, la guerra di Milano

Piergiorgi­o Pulixi narra una città nera, in cui si sfidano terrore e antiterror­ismo

- di Andrea Purgatori

C’è l’atmosfera occhiuta e sinistra della Raqqa di Daesh (Isis) nei quartieri dei trans, degli immigrati che spacciano, delle cinesi che si prostituis­cono nei centri massaggi. Ci sono le donne arabe a cui non basta un burqa per trasformar­si in fantasmi e girare da sole quando viene il buio. Ci sono le giovani rampanti un po’ modelle e un po’ niente che tirano l’alba a coca e alcol, poi si eccitano a mostrare le gambe nude e i tacchi fuori da un Suv per provocare i musulmani ortodossi che galleggian­o nel fumo appiccicos­o dei kebabbari. E c’è il Lovers Hotel, che non troverete sulle mappe della città né tra i suggerimen­ti di Trip Advisor, un non luogo gestito da torturator­i profession­isti dove la specialità della casa è ridurre a larve umane i jihadisti a cui estorcere nomi, date, indirizzi, missioni da compiere.

Non sono ancora i ghetti di Molenbeek a Bruxelles o del Boulevard Periferiqu­e di Parigi quei quartieri di Milano, ma potrebbero diventarlo. Quando? I giornali si rigirano la domanda tra le righe da anni, come la gente dopo le stragi di Nizza e Barcellona: «Perché l’italia è uno dei pochi Paesi europei ancora immuni agli attentati?». Già, perché? Rosa Lopez, capo dell’unità speciale contro il terrorismo islamico, un’idea ce l’ha: «Perché c’è gente come me che si fa il culo dalla mattina alla notte per impedirlo, forse?». Ma una risposta nel buco oscuro del jihadismo è impossibil­e da trovare. Mentre la certezza è che tre micidiali AK-47 Kalashniko­v sono in viaggio e il Maestro, carismatic­o plagiatore di giovani da accompagna­re al martirio e regista degli attentati più sanguinosi di Daesh, sta apparecchi­ando un attacco nel centro di questa città che somirinto glia alla Saigon degli specchiett­i luccicanti in superficie e melmosa nelle viscere. Un istante prima della caduta.

Ecco, Lo stupore della notte (Rizzoli) di Piergiorgi­o Pulixi è un viaggio col fiato in gola nella Milano sottosopra. Dove gli apprendist­i stregoni jihadisti cucinano chili di perossido di acetone, la Madre di Satana da mischiare a chiodi e bulloni con cui far strage di infedeli, e Rosa muove la sua squadra a caccia di un indizio che congeli il conto alla rovescia innescato dal Maestro. Una sfida al buio. Perché il Maestro non ha nome né volto, ma solo una leggenda alle spalle. Una sfida che è un labi- di trappole. Perché Rosa è ricattata da un passato di assassina che l’ha consegnata nelle mani di Tom Dooley, uomo Cia e gestore del Lovers, e in cima alla lista degli sbirri da ammazzare di Michelange­lo Macrì, ’ndrangheti­sta che ha giurato alla moglie di vendicare la morte dell’unico figlio. E infine una sfida che è anche dentro Rosa. Ricattata dal senso di colpa per il coma profondo in cui giace il suo uomo, ferito in un agguato confeziona­to per lei.

Messa così, la normalità si può solo rubare a morsi. Complice un chirurgo ricco, raffinato e paziente, che fa zero domande e sa adattarsi ai ritmi convulsi di uno sbirro violento che diventa donna per poche ore. Rubate, appunto. E da questo punto di vista, Alessandro Reale è la trasgressi­one a tempo perfetta. Oltre che essere il medico a cui Rosa ha affidato la sopravvive­nza dell’uomo che amava. E tutto sembra tornare. Persino l’aggancio di un jihadista da far trattare a Dooley nei fetidi scantinati del Lovers perché riveli quello che sa dell’attacco imminente. Peccato però che tutto vada diversamen­te e molto peggio. Per i colleghi di Rosa e per la città, devastata da quel sottosopra a cui nessuno aveva prestato sufficient­e attenzione. E peccato che negli ingranaggi del gioco al massacro organizzat­o dal Maestro sia prevista una parte da protagonis­ta anche per Rosa. Non da eroina, naturalmen­te. Perché jihadismo e servizi segreti sono a volte facce della stessa messa in scena, opaca come il fumo acre di quelle bombe al perossido di acetone.

Di questo verminaio che ha avvelenato l’europa ma ha risparmiat­o l’italia, Pulixi se ne intende. Nei dettagli conosciuti che sfuggono, schiacciat­i dall’emozione di una strage. E in quelli sconosciut­i, che qualche risposta alla domanda iniziale la possono dare. La macchina del terrore e quella dell’antiterror­ismo. Ci piaccia o no,

Tutto ruota intorno al Lovers Hotel, un non luogo dove si estorcono ai jihadisti nomi, indirizzi, dettagli dei piani

Anche l’eroina nasconde un segreto: ha un trascorso da assassina ed è perseguita­ta dai sensi di colpa

violente entrambe. «Sopra ci stanno i vivi, sotto i morti e noi stiamo nel mondo di mezzo», spiegava Massimo Carminati teorizzand­o quale fosse il posto che doveva occupare Mafia Capitale. Qui, al contrario, non esiste possibilit­à di una terza via. Il terrorismo è guerra all’ultimo sangue. E tutti, quando si tratta di jihadisti e agenti d’intelligen­ce, sono insieme vittime, carnefici e sospettabi­li. Se ricordate, lo cantava anche Mina: «Lo stupore della notte/ spalancata sul mar/ ci sorprese che eravamo/ sconosciut­i io e te». Mai fidarsi dell’apparenza, appunto.

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