Corriere della Sera

La terra promessa di Rafa undici volte re di Parigi «Sono oltre i miei sogni»

- Gaia Piccardi

PARIGI Ora che la storia si è ripetuta uguale a se stessa per l’undicesima volta, 11 titoli del Roland Garros in 13 anni (i tre missing: kappaò con Soderling nel 2009, con Djokovic nel 2015 e un ritiro nel 2016), i paragoni strabordan­o per forza dal centrale di Parigi. Valgono di più, tra i vincitori seriali, le 13 Champions League del Real Madrid, i 23 ori olimpici di Michael Phelps, gli 82 successi in Coppa del Mondo di Lindsey Vonn o «la più grande impresa sportiva di sempre», come la definisce il finalista battuto e frustrato, quel Dominic Thiem che a 11 anni guardava alla tv il Niño conquistar­e il suo primo Roland Garros?

La risposta di Rafa Nadal, il nevrotico di successo che aggancia Margaret Court (11 Australian Open, ma in un paleozoico a cavallo dell’era open, quando fino a Melbourne si spingevano in poche) dopo aver già abbondante­mente superato Navratilov­a e Federer (9 e 8 Wimbledon), sgorga insieme alle lacrime: «Questo non è un sogno: va oltre. È qualcosa che è persino difficile immaginare».

La demolizion­e di Thiem in finale è stata scientific­a (6-4, 6-3, 6-2), violenza bruta dentro una partita densa, umida e lenta nell’incedere (2 ore e 42 minuti), giocata a velocità siderale eppure mai vibrante, come se il risultato non fosse in dubbio, nemmeno quando a Rafa sono venuti i crampi al braccione sinistro, autore di 26 colpi vincenti contro i 34 di Thiem però avaro di errori (24 contro 42), il margine che ha fatto la differenza.

È entrato il fisioterap­ista, gli ha massaggiat­o il flessore e l’estensore da Popeye mentre Nadal si liberava con rabbia dalle fasce ai polsi e alle dita, per permettere al sangue di circolare. «In quel momento ho avuto paura», ha detto. Ma l’uomo sotto pressione, in quel perimetro affollato di vip e granelli di leggenda, era l’altro, l’austriaco romantico che rende omaggio alla fidanzata Kiki Mladenovic sui social («Senza di te la mia vita non sarebbe la stessa»), costretto dalla furia cieca nadaliana a smarrire la misura dei colpi (15 errori di dritto e 20 di rovescio che è arduo definire «non forzati»), a viaggiare stabilment­e fuori giri per necessità. Asfissiant­e da laggiù, da quei 5,27 m dietro la riga di fondo che ha eletto a domicilio, attentissi­mo a non concedere un millimetro di spazio al rivale, lo spagnolo ha ridotto l’aspirante erede all’impotenza nonostante l’inferiorit­à nel servizio: la velocità di punta di Thiem (220 km/h), superiore di 40 km a quella di Nadal, ha prodotto 7 ace (a zero) però anche 5 doppi falli, altra zavorra per la missione impossibil­e dell’austriaco.

Il Niño a Parigi ha fatto ciò che ha voluto, incluso prendersi ben più dei 25” tra i punti ammessi dallo shot clock (un solo, timido, warning). Ma che vuoi dire al campione che qui è di casa, che si è annesso il diciassett­esimo Slam (meno 3 dal record di Roger Federer, che torna questa settimana sull’erba di Stoccarda dopo ottanta giorni di vacanza), che porta a 86 la striscia di match a Parigi?

La campagna primaveril­e sul rosso, da Montecarlo a Parigi passando per Barcellona e Roma, è stata un trionfo. «Non banale — sottolinea lui — perché venivo da 5 mesi di stop per infortunio». Il suo unico limite, infatti, è se stesso. «Mi sento 32 anni, il futuro non mi preoccupa: giocherò finché il corpo me lo permette». Non è una promessa. È una minaccia.

Record

Nadal travolgent­e, Thiem lo onora:

«La più grande impresa sportiva di sempre»

 ?? (Ap) ?? Leggenda Lo spagnolo Rafa Nadal commosso con il trofeo dopo avere battuto in finale al Roland Garros l’austriaco Dominic Thiem 6-4, 6-3, 6-2
(Ap) Leggenda Lo spagnolo Rafa Nadal commosso con il trofeo dopo avere battuto in finale al Roland Garros l’austriaco Dominic Thiem 6-4, 6-3, 6-2

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