«Noi il traino al Centro-sud»
Il presidente dell’europarlamento: ruoli? Decide Silvio
«Il Carroccio è forte, ma al Centro-sud è Forza Italia il partito trainante». Antonio Tajani, presidente dell’europarlamento, analizza il voto e sui ruoli del partito dice al Corriere: «Decide Berlusconi».
Snocciola una dopo l’altra le città tinte d’azzurro: «Bene a Frosinone, bene a Fiumicino, bene a Brindisi, a Viterbo, a Siracusa, a Fiuggi, ad Afragola, a Barletta, benissimo a Catania, il capoluogo più importante al voto». Perché è davvero soddisfatto Antonio Tajani: «Forza Italia è il partito trainante del centrodestra al Centrosud». Sarà che il timore di un risultato negativo era tanto — il difficile post voto, l’avanzata impetuosa della Lega, la sfida del M5S mettevano a rischio le performance degli azzurri —, ma il presidente del Parlamento europeo e forzista dei più autorevoli sembra sollevato. Anche perché la prospettiva di un cambiamento negli assetti del partito, annunciata da Silvio Berlusconi al Corriere della Sera, è «il segnale che si va verso il rinnovamento, con una classe dirigente affidabile, credibile, autorevole e un centrodestra liberale che sa usare anche un linguaggio diverso da quello della Lega».
Noi pensiamo che il centrodestra sia la strada per vincere, che l’unità sia un valore, e continuiamo per la nostra strada che non abbiamo mai cambiato. Ma ci muoviamo anche da soli Aggregare Ma Berlusconi è Forza Italia, e il suo intento è quello di aggregare, di aprire il partito
Berlusconi ha annunciato che ad affiancarlo nella guida del partito ci sarà un vice presidente: sarà lei?
«Deciderà lui come dovrà essere composta la squadra. Io sono per prima cosa un militante, lo sono dalla prima ora e lo sarò sempre, mi sono impegnato in campagna elettorale come ogni volta e sono a disposizione, come spero lo siano tutti senza andare alla ricerca di pennacchi o galloni. Oggi serve impegno, servono idee, serve rendersi utili».
Non c’è il rischio però che cambi poco, visto che le nomine del partito arriveranno dall’alto come sempre, per scelta di Berlusconi?
«Ma Berlusconi è Forza Italia, e il suo intento è quello di aggregare, di aprire il partito a chiunque voglia partecipare. Berlusconi chiama a raccolta la classe dirigente, e ci sarà la possibilità di discutere, di dibattere, di farsi coinvolgere. Per tutti».
Anche perché rispetto alla Lega il rischio di perdere terreno è alto.
«La Lega è sempre stata forte sul territorio, al Nord. Il loro radicamento è tradizionale, e non credo abbia influito la presenza al governo, perché è troppo recente. Noi invece siamo un partito nazionale, siamo presenti ovunque, e siamo non solo determinanti ma assolutamente trainanti al Centrosud».
Come si spiega questa differenza di risultati tra Nord e Centrosud per Forza Italia?
«L’uscita forzata dalla scena di Berlusconi per anni è stato un grave danno per Forza Italia, soprattutto al Nord dove lui — lombardo — aveva sempre avuto una presenza importantissima. Poi c’è stato il lavoro sul territorio della Lega, anche con una campagna elettorale battente dopo il 4 marzo. Ma la nostra presenza resta essenziale e fondamentale. E lo dimostra il tipo di consenso che otteniamo».
Ovvero?
«I nostri candidati riescono a raccogliere attorno alle loro persone il meglio del civismo del territorio. Riescono ad allargare il consenso, sono capaci di coinvolgere, di aggregare. E queste elezioni danno un segnale molto chiaro anche politico, perché si vede come ci sia spazio per sfidare e battere il M5S che pure alle Politiche aveva avuto risultati ragguardevoli al Sud. Dobbiamo essere noi a dare progetti concreti ad un’italia che non può vivere dell’elemosina del reddito di cittadinanza, noi dobbiamo farci interpreti dei bisogni delle piccole e medie imprese, noi dobbiamo batterci perché ci siano più infrastrutture — l’alta velocità non può fermarsi a Salerno — come per l’innovazione tecnologica, in dialogo costante con l’europa».
La competizione è anche con la Lega, visto che restate opposizione al governo?
«Noi pensiamo che il centrodestra sia la strada per vincere, che l’unità sia un valore, e continuiamo per la nostra strada che non abbiamo mai cambiato. Ma ci muoviamo anche da soli. Perché sappiamo di non poter essere sottovalutati da nessuno. E sappiamo che, per noi, esiste un grande spazio di consenso».