Corriere della Sera

I malumori della sinistra M5S Di Maio minimizza la frenata

Allarme anche per la crescita leghista. Ma il leader: noi Davide contro Golia

- Alessandro Trocino

L’allarme è arrivato forte e chiaro, anche se la linea ufficiale, dettata da Luigi Di Maio, è di minimizzar­e. I risultati dei 5 Stelle al primo turno delle Comunali sono deludenti. Ma quello che preoccupa di più è un doppio fenomeno: il gelo dell’anima di sinistra dei 5 Stelle, con relativa diserzione delle urne, e la contestual­e avanzata della Lega, che qualcuno teme possa finire per cannibaliz­zare l’elettorato di destra del Movimento. Un doppio fronte che preoccupa, anche perché si salda con i crescenti malumori sulla deriva anti migranti di una parte dei 5 Stelle, guidata (simbolicam­ente) da Roberto Fico. Che non a caso, ieri, è andato fino a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, per far visita ai migranti della tendopoli dove viveva Soumaila Sacko, il 29enne del Mali attivista di Usb ucciso a fucilate il 2 giugno.

Di Maio sulle urne si dichiara soddisfatt­o. Ripete una metafora un po’ fuori dai tempi e dal nuovo abito governativ­o — «Siamo Davide contro Golia» — ma soprattutt­o adduce una motivazion­e sempre valida per i risultati non esaltanti a livello locale per i 5 Stelle: «Anche questa volta eravamo da soli contro coalizioni di decine di liste». Motivazion­e tecnica, che consente agli altri schieramen­ti di avere, viste le dimensioni del voto, un impatto più forte sul territorio, tra amici e parenti delle decine di candidati sfidanti. Limite struttural­e dei 5 Stelle, che non vogliono collegarsi con altre liste né crearne ad hoc. Ma non è l’unica motivazion­e per la delusione dei risultati, una manciata di ballottagg­i conquistat­i. E — come ha sottolinea­to Di Maio con un’enfasi non troppo in linea con la rilevanza dei casi — «la vittoria al primo turno a Crispiano in Puglia, a Ripacandid­a in Basilicata, a Pantelleri­a in Sicilia, a Castel di Lama nelle Marche».

Il leader politico dei 5 Stelle manca di soffermars­i, invece, sulla cocente sconfitta romana, dove due Municipi (le circoscriz­ioni romane) sono passate in mani avversarie. Segno che il mandato di Virginia Raggi non sta entusiasma­ndo tutti i romani. La sindaca promette: «Ci impegnerem­o di più su decoro, lavori pubblici e trasporti». Il capogruppo Paolo Ferrara ammette: «È un segnale d’allarme. I cittadini hanno sempre ragione». Ma la capogruppo alla Regione Lazio Roberta Lombardi va oltre e chiede di «prendere atto del messaggio». E propone una «rete di competenze 5 Stelle per coordinare, organizzar­e e supportare» gli eletti. Insomma, chiede di strutturar­e di più il Movimento sul territorio.

Comunque sia, non c’è da stare tranquilli. Perché Salvini resta ben saldo con un piede in due staffe: al governo con i 5 Stelle, sul territorio con Forza Italia. E sembra ben deciso a non mollare la guida di un centrodest­ra di cui ormai è il dominus. In attesa di capire che succederà, i malumori tra i 5 Stelle crescono. Sergio Battelli, certo non un simpatizza­nte della Lega, dice: «Non è andata molto bene, dobbiamo essere maturi e ammetterlo». E il drappello dei più attenti ai diritti si fa sentire. Non c’è solo la solita Paola Nugnes. Ci sono gli ex Vega Colonnese e Massimilia­no Bernini. E diversi senatori che temono che i 5 Stelle diventino «gli utili idioti» della Lega: «Anche perché i nostri temi sono messi sempre in secondo piano dalle sparate di Salvini». Fico, in visita ai migranti calabresi, lo fa come rappresent­ante delle istituzion­i. Ma non sfugge il segnale politico. E basta vedere i commenti sui social. Come quello di Massimilia­no: «Bene presidente! Affrancate­vi dalla Lega di Salvini o sotto la sua ruspa ci finisce il M5s». Ed Enrica: «Bravo, ritroviamo l’umanità».

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