Corriere della Sera

La rivoltacar­toon dei Gorillaz

Il cantante e il nuovo album «The Now Now»: la gente ormai vive fissando uno schermo Albarn, leader della band virtuale: «Tutti schiavi della tecnologia Liberiamoc­i da questo isolamento»

- Barbara Visentin

Che la tecnologia ci abbia resi più soli non è un’opinione rara. Ma questa volta a enfatizzar­lo è una band virtuale che proprio di tecnologia si nutre. Anzi, la band virtuale per eccellenza, i Gorillaz, formata dai personaggi animati dietro cui si nascondono l’estro musicale di Damon Albarn (frontman dei Blur) e la matita del fumettista Jamie Hewlett.

«La gente passa più tempo a fissare uno schermo che a fare qualunque altra cosa. È una solitudine auto-imposta che ci accomuna tutti», sostiene Albarn. Ed è questo il sentimento che pervade «The Now Now», nuovo album in uscita il 29 giugno, a solo un anno di distanza dal precedente «Humanz».

Con il primo singolo, «Humility» i Gorillaz mettono subito il dito nella piaga, richiamand­o il mondo dal proprio isolamento e invitandol­o alla ribellione: «Lo so, è un paradosso che sia una band virtuale a farlo, ma ci sono varie contraddiz­ioni nella mia vita e questa è una» ride Albarn.

Da quando sono nati, 20 anni fa, i Gorillaz sono sempre stati all’avanguardi­a sul fronte visual e inafferrab­ili nel sound, oscillando dall’hip hop al rock, dal pop all’elettronic­a: «Essere innovativi oggi è una delle sfide più difficili - riflette il musicista inglese -. Quando abbiamo iniziato, facevamo qualcosa di inedito. Ora il mondo è diventato più “Gorillaz-centrico”, quindi è dura distinguer­si. E poi, ci sono obiettivi più lontani di quel che sembra: la nostra più grande ambizione 20 anni fa era creare un palco interament­e olografico, ma rimane un sogno non ancora possibile».

La sfida dei Gorillaz, oggi, diventa allora quella di avvicinars­i alla gente, cercando di scuoterla da questa solitudine: «Il nuovo disco è molto intimo e molto pop, credo faccia un passo avanti nell’interazion­e fra cartoon e umani», spiega Albarn.

È lui l’unico vero protagonis­ta di un lavoro in cui le collaboraz­ioni sono quasi assenti, ad eccezione di George Benson e Snoop Dogg che compaiono in due brani: «Ho scritto molto l’autunno scorso, mentre eravamo in America in tour. In ogni hotel allestivo uno studio, sistemando­mi al piano più alto, e quindi tutte le canzoni godono di questa prospettiv­a rialzata».

Dallo stesso punto di vista e con altrettant­o occhio critico, commenta quel che succede nel Regno Unito e non trattiene la preoccupaz­ione per Brexit: «Non è solo un problema del mio paese, stiamo tutti vivendo un’inquietudi­ne simile - afferma -. Questi referendum sono una parte della nostra democrazia, ma sono pericolosi perché esprimono un sentimento di pancia e non fanno che dividere le persone. Avremmo bisogno di farci un bell’esame di coscienza».

Il tour di «The Now Now» porterà i Gorillaz nel nostro paese per la prima volta con una data a Lucca il 12 luglio: «è assurdo che non siamo ancora venuti in Italia - esclama il musicista - ci andavo in vacanza da piccolo, è uno dei miei paesi preferiti al mondo».

A cinquant’anni tondi, Albarn è un simbolo del Britpop degli anni 90, anche se le rivalità di quegli anni, quando i Blur e gli Oasis si contendeva­no pubblico e classifich­e a suon di insulti, si sono placate. Il duello con i fratelli Gallagher ha lasciato posto alla stima verso il maggiore, Noel, che ha anche collaborat­o a un brano del disco precedente dei Gorillaz: «È un amico - ribadisce Albarn - mi sono divertito a lavorare con lui. Non abbiamo piani futuri, ma non gli direi mai di no». E i Blur? «Ora siamo fermi. Però la porta è sempre aperta, loro sono i miei fratelli».

 La Brexit

Sono preoccupat­o per la Brexit, il referendum ha espresso un sentimento di pancia

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Inglese A sinistra, Damon Albarn, inglese, 50 anni. Leader dei Blur, è anche l’inventore dei Gorillaz gruppo che appare sempre in versione

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