Garfield vince l’oscar del teatro e diventa paladino dei diritti gay
Da Spider-man alla pièce sull’aids: i trionfi dell’eterno ragazzo di Hollywood
Èstata una serata di sorprese e pronostici disattesi quella degli ultimi Tony Awards, massimi riconoscimenti americani per il teatro. Ma se c’è un premio che davvero non ha stupito nessuno, è stato quello per il miglior attore protagonista a Andrew Garfield.
Faccia da eterno ragazzo nonostante compirà 35 anni il 20 agosto, Garfield è tra gli interpreti più talentuosi della sua generazione, ammirato per i suoi ruoli complicati, come il gesuita di Silence di Scorsese o il militare raccontato da Gibson in La battaglia di Hacksaw Ridge, che gli è valso una candidatura agli Oscar.
L’altra sera però, l’attore non è tornato a casa solo con la statuetta che gli hanno consegnato sul palco della Radio City Music Hall di New York, ma anche con il tributo di chi ha sentito il suo discorso, definito subito come uno dei più toccanti e significativi degli ultimi tempi. Garfield ha vinto grazie al ruolo di un ragazzo gay negli anni Ottanta, quelli in cui l’opinione pubblica realizzava l’entità del dramma legato all’aids, raccontati in Angels in America, opera teatrale di Tony Kushner che era già andata in scena nel 1993, e che ora è tornata con protagonista l’attore britannico (anche se è nato a Los Angeles, Garfield, mamma inglese, è cresciuto nel Surrey e ha studiato recitazione alla prestigiosa Royal Central School of Speech and Drama di Londra). Elegantissimo nel suo completo scuro, Garfield si è detto onorato di aver interpretato il suo personaggio «perché rappresenta lo spirito più puro dell’umanità e specialmente quello della comunità Lgbtq. Uno spirito che dice no all’oppressione, uno spirito che dice no al fanatismo, no alla vergogna, no all’esclusione. È uno spirito che dice che siamo tutti perfettamente uguali». Quindi, la dedica del riconoscimento, che ha vinto battendo colleghi come Denzel Washington, Tom Hollander e Jamie Parker. «Dedico questo premio alle innumerevoli persone Lgbtq che hanno combattuto e sono morte per proteggere quello spirito, per proteggere quel messaggio, per il diritto di vivere e amare».
A quel punto, lui che ha raggiunto la grande fama grazie alla tuta dell’uomo Ragno indossata in The Amazing Spider-man (era il 2012: il film gli aveva regalato anche l’amore, con Emma Stone. Sono stati fidanzati per quattro anni), è diventato davvero un super eroe e ha trasformato le sue parole in un discorso politico, facendo riferimento alla sentenza che ha assolto un pasticcere del Colorado che si era rifiutato di fare la torta nuziale a una coppia gay: «Siamo tutti sacri e tutti apparteniamo al genere umano. Quindi facciamo una torta per tutti quelli che vogliono che venga fatta una torta».
Parole che presto sono diventate un manifesto per la comunità gay in tutto il mondo e, in generale, per chi crede nella parità dei diritti. Parole che, immediatamente, hanno reso Garfield non solo tra gli interpreti più ammirati ma anche tra i più influenti.
In una serata che ha visto trionfare The Band’s Visit, titolo che ha ottenuto dieci premi tra cui miglior musical, sulla storia di una comunità israeliana e araba che convivono pacificamente, Garfield è diventato così paladino di un’altra battaglia per i diritti umani. E, con tutta probabilità, questo si rivelerà per lui il premio più importante.