La svolta di Parigi per il metodo del Viminale
L’eliseo aveva aperto al nuovo governo e invitato il premier per un vertice bilaterale per avere una sponda tricolore in Europa Ieri la lite, poi il portavoce frena: noi uniti
Nei toni senza precedenti usati dal presidente Macron nei confronti del governo italiano — «cinico» e «irresponsabile» — c’è forse anche la disillusione, il timore di non potersi avvalere della sponda italiana per cambiare le cose in Europa, dopo avere per primo manifestato sostegno alla soluzione di un governo politico Cinque Stellelega appena questa cominciava a delinearsi.
Il 26 maggio Emmanuel Macron si è affrettato a telefonare a Giuseppe Conte formulandogli «i migliori auspici» anche se in quel momento Conte era solo il premier incaricato e neanche sicuro di riuscire a formare il governo; poi il presidente francese ha ripetuto di voler lavorare in Europa con il nuovo esecutivo italiano, ha riconosciuto più volte che «l’italia è stata lasciata sola», e ancora ha invitato Conte questo venerdì a Parigi per la sua prima visita bilaterale all’estero, un pranzo di lavoro che avrebbe dovuto inaugurare una nuova cooperazione sui migranti. Di fronte alla freddezza della cancelliera Merkel sui progetti di riforma della Ue, Macron ha bisogno dell’italia e non disperava di poter contare, in particolare, sulla componente Cinque Stelle.
Per queste ragioni la lite di ieri è arrivata a sorpresa. Giorni di avvicinamento tra Francia e Italia e di superlavoro delle rispettive ambasciate sono adesso a rischio. I diplomatici continuano a preparare un vertice che è sembrato sul punto di essere cancellato.
Come mai Emmanuel Macron (tramite il portavoce del governo Benjamin Griveaux), il premier Edouard Philippe, il ministro dell’europa e degli Affari esteri Jean-yves Le Drian e il portavoce del partito di maggioranza LREM, Gabriel Attal, hanno attaccato così apertamente l’italia? Fonti autorevoli del quai d’orsay ricordano che «la Francia aveva lanciato ogni segnale di disponibilità a trovare assieme una nuova politica sui migranti», un tema che infatti era il primo all’ordine del giorno nell’incontro Macronconte previsto venerdì all’eliseo.
«Ma di fronte alla prova di forza di Salvini, Macron ha reagito. Eravamo già d’accordo sulla necessità di una maggiore collaborazione quanto ai migranti, per questo il metodo di Roma, lo strappo unilaterale, è inaccettabile».
Inoltre, mentre la nave Aquarius vagava nel Mediterraneo, il governo francese è apparso in imbarazzo. Molte voci a sinistra criticavano il silenzio di Macron, il leader indipendentista Jean-guy Talamoni ne approfittava per offrire all’aquarius un attracco in Corsica, e infine è stato il premier spagnolo Pedro Sánchez a rubare la scena a Macron con il bel gesto di accogliere la nave dei rifugiati. In un editoriale piuttosto comprensivo delle ragioni di Roma, Le Monde ha poi sottolineato che la decisione di Salvini «ha il merito di fare capire a tutti che l’accoglienza non può toccare solo all’italia».
In serata, cominciano i tentativi di attenuare la tensione. «Questa mattina mi sono espresso sull’emozione del momento», dice al Corriere il 29enne Gabriel Attal, che aveva definito «vomitevole» la linea del governo italiano. Una ritrattazione? «No, ma vorrei rimettere quella frase nel contesto. Ho trovato inaccettabile il grido “vittoria!” a proposito di una nave respinta benché piena di persone in sofferenza. Ma non ce l’avevo con l’italia, Paese dove ho abitato per due anni e che adoro. Ed è vero che l’ue non ha aiutato abbastanza gli italiani. Anche Macron è noto per essere diretto, per lavorare insieme tra alleati è bene dirsi le cose chiaramente. Adesso dobbiamo rimetterci al lavoro e tornare a cercare insieme una soluzione stabile a livello europeo, senza colpi di forza».