Corriere della Sera

«Una cosa gli avevo chiesto...» La rabbia di Berlusconi per le Tlc

Il leader di FI si sente tradito da Salvini: ora Di Maio, se può, ci fa chiudere le tv

- di Francesco Verderami

ROMA «Gli avevo chiesto solo una cosa... Adesso quello se potrà ci farà chiudere le television­i». Il tono millenaris­ta di Berlusconi sulle sorti di Mediaset accompagna la sequenza di epiteti verso Salvini, reo di non aver tenuto la parola sul tema di governo che al Cavaliere premeva (e preme) più di ogni altra cosa: la delega sulle Telecomuni­cazioni, che in base ai patti stipulati tra i due alleati di centrodest­ra sarebbe dovuta andare a un esponente leghista. Così aveva assicurato solo qualche giorno fa il sottosegre­tario alla presidenza Giorgetti, nel corso di una telefonata con la senatrice azzurra Ronzulli. E invece per Berlusconi si è materializ­zato il peggiore degli incubi.

La sua descrizion­e del Biscione che finisce soffocato dalle norme punitive di Di Maio è una forma di difesa preventiva, un modo per preparasi a denunciare un conflitto d’interessi del capo grillino, se davvero il ministro per lo Sviluppo economico decidesse di accanirsi contro l’azienda dello storico avversario politico. Per il Cavaliere inoltre questa è la prova del «tradimento» di Salvini, la dimostrazi­one che il segretario della Lega non lo considera più un partner strategico, che nei suoi piani il destino di Forza Italia è di essere annessa o al più ridotta a un ruolo ancillare. Altrimenti — questa è la tesi — Salvini si sarebbe speso nella trattativa con l’altro vicepremie­r, pur di onorare l’accordo con l’alleato.

Ma l’alleanza di centrodest­ra si è rotta da tempo, e ormai non regge più neppure la narrativa deamicisia­na di Salvini, che dice di tenere sempre un filo diretto con Berlusconi. In realtà le relazioni si sono rarefatte e sono mediate, e certo al Cavaliere non può bastare l’estrema garanzia che gli è stata riferita, e cioè che «Di Maio avrà la delega ma poi tutto verrà affidato ai tecnici del ministero». Non sarà così. Perché proprio sulle Tlc il capo dei grillini dovrà dar prova del «cambiament­o» anzitutto all’ala movimentis­ta dei Cinquestel­le. E infatti il nodo delle Telecomuni­cazioni è stato il passaggio più delicato nella trattativa a palazzo Chigi. Questa delega per Di Maio aveva più rilevanza della presidenza del Consiglio, non solo simbolicam­ente: «Le pressioni sono state fortissime», ammette un autorevole dirigente pentastell­ato.

Lo avevano intuito anche sul fronte opposto. Raccontano che venerdì il presidente di Mediaset Confalonie­ri sia andato su tutte le furie dopo la lettura sul Fatto dell’editoriale di Travaglio, al punto che meditava di querelare per alcuni passaggi ritenuti «calunniosi». In coda al pezzo c’era poi una frase che è stata considerat­a un vero e proprio avvertimen­to a Di Maio: se la delega alle Telecomuni­cazioni fosse affidata a un «finto-leghista che Berlusconi indicherà, o magari ha già indicato, sarebbe l’ultima truffa». Il capo del Movimento in questa fase può assorbire l’urto delle critiche sulla linea del governo, può reggere l’accusa di essere finito al traino di Salvini: c’è sempre tempo per imporre in futuro la propria agenda.

Ciò che Di Maio non si può permettere è di venire additato per aver anche solo indirettam­ente agevolato il Cavaliere: il marchio dell’«inciucio» lo delegittim­erebbe agli occhi

Le pressioni

La resistenza dei 5 Stelle, che ammettono: le pressioni sono state fortissime

del popolo grillino. E non c’è dubbio che il problema abbia fatto da sfondo alla trattativa con Salvini: per questo Di Maio ha voluto per sé la delega alle Tlc. L’argomento è stato affrontato al tradiziona­le pranzo di Arcore del lunedì: il timore — condiviso alla tavola del Cavaliere — è che per contrastar­e mediaticam­ente Salvini, i Cinquestel­le muoveranno sui temi della giustizia e delle telecomuni­cazioni. «Silvio — ha detto Confalonie­ri a Berlusconi —, politicame­nte muoviti come meglio credi. L’azienda farà l’azienda, non ha nulla da temere».

Se potesse, Berlusconi griderebbe in pubblico quel che ha sussurrato al premier Conte quando l’ha conosciuto: «...Che poi Di Maio non avrà studiato, ma si vede che è un ragazzo intelligen­te. Quell’altro invece...». L’altro sarebbe il suo alleato.

 ??  ?? Emanuela Del Re Esperta di geopolitic­a, sicurezza e migrazioni, 54 anni, andrà al ministero degli Affari esteri Edoardo Rixi Ex vice segretario della Lega, 44 anni, eletto deputato lo scorso marzo, ha ottenuto la delega a Infrastrut­ture e Trasporti
Emanuela Del Re Esperta di geopolitic­a, sicurezza e migrazioni, 54 anni, andrà al ministero degli Affari esteri Edoardo Rixi Ex vice segretario della Lega, 44 anni, eletto deputato lo scorso marzo, ha ottenuto la delega a Infrastrut­ture e Trasporti
 ??  ?? Vincenzo Spadafora Deputato M5S, 44 anni, ex garante per l’infanzia e l’adolescenz­a, avrà la delega a Pari opportunit­à e Giovani
Angelo Tofalo Deputato alla seconda legislatur­a del Movimento 5 Stelle,
37 anni, già membro del Copasir, sarà...
Vincenzo Spadafora Deputato M5S, 44 anni, ex garante per l’infanzia e l’adolescenz­a, avrà la delega a Pari opportunit­à e Giovani Angelo Tofalo Deputato alla seconda legislatur­a del Movimento 5 Stelle, 37 anni, già membro del Copasir, sarà...
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Alessandra Pesce Dirigente delle Politiche agricole, 48 anni, candidata dei 5 Stelle a quel ministero,...
Armando Siri Eletto al Senato lo scorso 4 marzo, 46 anni, tra i consiglier­i economici di Matteo Salvini, andrà al ministero delle Infrastrut­ture Alessandra Pesce Dirigente delle Politiche agricole, 48 anni, candidata dei 5 Stelle a quel ministero,...
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Raffaele Volpi Deputato della Lega, 58 anni, ex senatore e già segretario di Palazzo Madama, andrà al ministero...
Stefano Candiani Senatore della Lega dal 2013, 46 anni, ex sindaco di Tradate (Varese), è tra i nomi indicati per il ministero dell’interno Raffaele Volpi Deputato della Lega, 58 anni, ex senatore e già segretario di Palazzo Madama, andrà al ministero...

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