Corriere della Sera

L’australia e il Mondiale da vincere fuori

- A cura di Carlo Baroni

Europea ha urgente bisogno di una politica fiscale comune che attenui le fluttuazio­ni cicliche e promuova gli investimen­ti e l’occupazion­e. Allo stesso modo, va eliminata la concorrenz­a fiscale tra i Paesi europei.

4) Bisogna essere coraggiosi e andare oltre un meccanismo di backstop per l’european Stability Mechanism (il cosiddetto Fondo Salva Stati). È necessaria una vera unione bancaria europea, un’assicurazi­one dei depositi comunitari­a e la Bce deve poter diventare una vera banca centrale assumendos­i anche il ruolo di prestatore di ultima istanza, come ha già sostanzial­mente fatto negli ultimi anni. L’australia in campo ai Mondiali di Russia di calcio. Non una novità, come ricorda il Sydney Morning Herald, anche se la nazionale di Canberra non ha chance di andare molto lontano. Ma l’australia vuole vedere aumentare il proprio peso politico. E la federazion­e calcio si è già spesa per far assegnare il Mondiale del 2026 agli Stati Uniti.

5) Alcuni di noi propongono l’uso del «Fondo Salva Stati» come veicolo per l’assicurazi­one dei debiti nazionali con l’obiettivo di far convergere le curve dei rendimenti dei titoli di Stato di tutti i Paesi e reinvestir­e i proventi derivanti dai premi di assicurazi­one nei Paesi che li hanno pagati. Altri sostengono la proposta dei «synthetic bonds» o «safe assets» (Esbies) come paniere di titoli di Stato di Paesi diversi. Sono possibili diverse soluzioni che tendono a una condivison­e dei rischi tra i Paesi europei, ma nessuna di queste costituisc­e una scusa per uscire dall’euro.

6) È urgente discutere di un sussidio di disoccupaz­ione europeo (anche se soppesato con i diversi poteri d’acquisto nazionali) che può svolgere il ruolo di stabilizza­tore automatico durante i periodi di crisi, promuovend­o la convergenz­a delle economie europee.

Sono questi i punti che il nuovo governo dovrebbe mettere al centro delle negoziazio- ni con l’unione Europea.

Al tempo stesso è più che urgente smettere di parlare irresponsa­bilmente di un’uscita dall’euro. I firmatari di questa lettera hanno opinioni diverse sull’euro stesso. Alcuni di noi pensano che non avrebbe mai dovuto nascere prima di una vera Unione politica e fiscale. Altri pensano che era ed è un’ottima idea, sempliceme­nte con qualche difetto nella sua realizzazi­one. Ci accomuna però l’idea che le difficoltà struttural­i dell’italia in termini di produttivi­tà e crescita non siano colpa dell’euro e che uscirne sarebbe un disastro. Oltre alla turbolenza finanziari­a che provochere­bbe, l’uscita dall’euro porterebbe inevitabil­mente alla svalutazio­ne dei risparmi e dei salari dei lavoratori italiani. E se a ciò sommiamo la flat tax andiamo direttamen­te nell’argentina delle crisi più drammatich­e con aumenti inaccettab­ili della disuguagli­anza sociale.

Negoziazio­ni

Sei punti da porre al centro della trattativa con l’unione, a partire dal Fiscal Compact

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