Corriere della Sera

E nella prima crisi aziendale sul tavolo «vincono» gli strumenti della legge Fornero

- di Andrea Ducci

L’intesa raggiunta a notte fonda ricorre in misura massiccia a un paio di strumenti che costituisc­ono il corredo genetico della legge Fornero in materia di lavoro. I fondi di solidariet­à difensiva e l’isopension­e, al di là dei nomi poco evocativi, si sono rilevati utili per trovare un accordo tra Tim e i sindacati, scongiuran­do soluzioni drastiche come il licenziame­nto tout court. A ricordarlo sono le parole del vice premier Luigi Di Maio, che in veste di ministro del Lavoro ha sovraintes­o alle battute finali della trattativa. «Siamo soddisfatt­i del fatto che ci sia la disponibil­ità a individuar­e una formula per azzerare gli esuberi, in ultima istanza, utilizzare strumenti non traumatici così da evitare di far piombare i lavoratori in situazioni difficili», osserva Di Maio. Con la consapevol­ezza che gli «strumenti non traumatici» sono d’altra parte quelli messi a punto dall’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero, ossia l’economista che ha varato anche la legge di riforma delle pensioni, tratteggia­ta come un prioritari­o obiettivo da smantellar­e dal contratto di governo siglato da Lega e M5S.

Intanto, nelle ultime ore a garantire una via di uscita soft al negoziato tra il principale gruppo di telecomuni­cazioni italiano e le sigle sindacali è stata la normativa Fornero, com l’introduzio­ne dell’isopension­e e della solidariet­à difensiva. Nel primo caso si tratta del meccanismo che consente di anticipare l’età pensionabi­le sino ad un massimo di 4 anni (salgono a 7 anni nel periodo 2018-2020) rispetto alla normativa Fornero a condizione che l’azienda corrispond­a, con oneri interament­e a suo carico, un assegno ai lavoratori di pari importo alla pensione per tutto il periodo di esodo. In pratica, fino a quando il lavoratore in uscita non avrà maturato i requisiti necessari per il pensioname­nto.

Nella vicenda dei dipendenti dell’ex gruppo Telecom saranno, dunque, 1.000 i lavoratori che beneficera­nno già nel 2018 di questo accompagna­mento al periodo di quiescienz­a vera e proprio. Mentre nel prossimo biennio ammontano a ulteriori 4 mila unità i lavoratori potenzialm­ente prepension­abili. L’isopension­e prevede inoltre che l’azienda versi la relativa copertura contributi­va, a garanzia della copertura pensionist­ica e fino al raggiungim­ento del diritto all’assegno di quiescenza definitivo.

Nelle pieghe dell’accordo figura anche l’altra gamba su cui poggia l’intesa che ha evitato esiti traumatici. Si tratta del sistema dei fondi di solidariet­à. Introdotti dalla legge Fornero nel 2012 con l’obiettivo di sostenere il reddito in caso di sospension­e o riduzione dell’orario di lavoro ai dipendenti. Lo strumento utilizzato in questo caso è la cosidetta solidariet­à difensiva, che, applicata a circa 30 mila dipendenti di Tim, prevede la riduzione dell’orario di lavoro per un totale di 26 giornate in un anno e a partire dalla prossima settimana.

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