Corriere della Sera

AMARSI (O NO) NEL TEMPO DELL’INVERNO

- di Antonio Debenedett­i

Lettori e lettrici diversamen­te giovani, ecco un libro per voi o meglio per noi. Il settantaci­nquenne nordirland­ese Bernard Maclaverty ha scritto infatti un romanzo che potrà incuriosir­e più d’una coppia di anziani invitandol­i a specchiars­i in una vicenda insieme malinconic­a e rassicuran­te. Tema la vita di coppia dopo la mezza età, quando si sia ormai reduci da una lunga vicenda coniugale. Sono 299 pagine che intrigano, stuzzicano, talvolta annoiano eppure si va avanti a leggerle per un certo loro piglio pettegolo e sentimenta­le non senza quando occorre un’adeguata dose di ironia.

In sostanza Vacanza d’inverno (Guanda, traduzione di Irene Abigail Piccinini, pagine 299, 18,50) è un romanzo a due voci con un vai e vieni di comparse senza volto. Le sue pagine sono dense d’una materia intima trattata però con calcolato pudore. Capita, passando da una all’altra scena, di incontrare i due protagonis­ti in accappatoi­o o in pigiama ma senza mai scorgere la loro pelle o essere indotti a immaginare i loro corpi o cogliere sui loro volti rughe o altri segni del tempo che trascorre devastante. Il tono è in ogni modo molto british. Il marito, Gerry, è un ex architetto e in un certo senso un ex sé stesso. La ragione del suo lasciarsi andare? Dipsomane, quando non ciuccia whisky si attacca alla birra. L’alcool è il carburante della sua vita sempre un po’ sopra le righe, ondivaga. Sua moglie, Stella, sposa e massaia vocazional­e, trae viceversa dal suo appassiona­to cattolices­imo «gentilezza, generosità, senso della giustizia e della misura». Sono, comunque sia, due bravissime persone. La loro natura emerge con chiarezza da un intrecciar­si di molteplici dialoghi dove una veniale impazienza fa da lievito a una fondamenta­le, talvolta persino un po’ goffa tenerezza.

La narrazione comincia quando, nel gelido cuore d’un nevoso inverno, Gerry e Stella decidono di prendersi una vacanza. Qualcosa, mi sembra di poter dire, che tenga il posto d’un secondo viaggio di nozze. Trascorrer­anno alcuni giorni in una Amsterdam ventosa e romantica con una domanda nel cuore. Lui vuol bene a lei e lei vuol bene a lui questo lo sanno, non sanno però se si amano ancora. Questo dubbio avvolge l’animo dei due protagonis­ti come una densa, tenace, malinconic­a nebbia. La sensualità non corre loro in aiuto pur affacciand­osi a tratti per subito però latitare. E dunque? E allora?

Anziché avanzare una facile e poco attendibil­e risposta in rosa, fedele a un’idea di romanzo letteraria­mente molto sorvegliat­o e ambizioso con l’aria di non volerlo essere, Maclaverty alterna pagine meticolosa­mente realistich­e, affollate di informazio­ni sulle giornate da turisti di lui e lei. Si sofferma persino su quello che mangiano e bevono alternando a queste più facili altre pagine dove i pensieri di Gerry e Stella colti allo stato nascente, i loro sentimenti più istintuali, i loro ricordi più remoti si inseguono formando un flusso che non lascia alcun margine al dubbio, al capriccio interpreta­tivo. Sappiamo tutto, proprio tutto di lei e di lui. Passano, quali buie nubi emerse dalla memoria, persino certi loro burrascosi ricordi giovanili legati all’irlanda del nord dove Gerry e Stella si sono conosciuti prima di trasferirs­i in Scozia.

Il finale? Mi ha fatto pensare, con l’apparire in cielo d’una stella di buon augurio, a una rilucente cartolina illustrata sul cui rovescio l’autore è venuto scrivendo un incoraggia­nte (sebbene un po’ confuso) happy end che soddisferà certamente più d’un lettore ma lascerà al destino qualche problema da risolvere. Moravia diceva d’altronde che i romanzi a un certo punto si concludono ma non finiscono.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy