Corriere della Sera

Dai battelli al lavoro portuale Il romanzo nautico di Clerici

Sessanta «pezzi» di una raccolta ancora in divenire

- di Erika Dellacasa

Dai bastimenti a vela ai vapori da carico, dai piroscafi che trasportar­ono gli emigranti in terre lontane alle navi da guerra, dall’epoca dei transatlan­tici fino alle navi da ferro e da carbone protagonis­te dell’industrial­izzazione italiana per arrivare alle più moderne bulk carrier, la storia della marineria raccontata attraverso i dipinti. Le navi e il loro mondo, le banchine, i porti. Non è stato facile.

Paolo Clerici, presidente dell’omonima Fondazione, presidente e ceo della Coeclerici spa ha iniziato la collezione negli anni Settanta: «Non ho cercato solo quadri di navi — spiega — ma anche i dipinti che rappresent­ano il lavoro nei porti, le operazioni di carico, e questi sono difficilis­simi da trovare, in Italia quasi impossibil­i. Ci sono quadri di Londra, Amsterdam, Rotterdam ma per gli scali italiani in tanti anni ho trovato solo un dipinto del porto di Genova animato con persone al lavoro. Esistono immagini del golfo di Napoli o della Sicilia con le vele in mare ma non è questo lo spirito della mia ricerca».

La nave, il porto, il lavoro. Duecentoci­nquanta opere, la collezione privata marittima più importante in Italia e una delle maggiori in Europa, che la Fondazione ha donato al Galata Museo del Mare di Genova. Una prima selezione di sessanta dipinti inaugura un nuovo spazio museale, la sala Coeclerici, la collezione «Navigare nell’arte» è visitabile dal 16 giugno. Ogni quadro è il punto di partenza per ricostruir­e la storia dell’imbarcazio­ne o del porto con l’utilizzo, come è nello stile del museo diretto da Pierangelo Campodonic­o, di supporti multimedia­li.

Insieme alla nuova sala sarà accessibil­e il terrazzo con giardino pensile voluto dall’architetto Consagra. Il progetto è stato possibile grazie alla Fondazione Paolo Clerici costituita nel 2017 con una doppia mission nel settore della cultura e della charity.

«Con questa donazione — sono le parole di Paolo Clerici — il mio obiettivo è invogliare sempre più persone a visitare il museo e Genova, dove è iniziata nel 1895 la nostra attività, una città splendida come dicono tutti gli imprendito­ri e gli armatori che vengono in visita». Gli armatori per tradizione hanno fatto ritrarre le loro navi (e «ritrarre» è il verbo esatto), una tradizione che alcuni continuano a mantenere come Paolo Clerici che ha appena commission­ato il dipinto delle ultime due navi della compagnia DACC (Coeclerici e D’amico) al pittore olandese Dirk Veerdoorn, un «artiste contempora­in de la mer» come si definisce. Suo è un bellissimo acrilico su tela che rappresent­a la bulk carrier Bulkwayuù. Se i vascelli storici, i vapori e i transatlan­tici hanno il fascino della storia gli appassiona­ti di marineria non possono non amare anche le linee potenti dei nuovissimi scafi. Per valorizzar­e i dipinti, curatori e progettist­i hanno ideato un percorso in 8 aree su un periodo cruciale contrasseg­nato da cambiament­i nel settore marittimo da metà dell’ottocento ai nostri giorni.

Parte della collezione, diversi captains’s paint, i «dipinti del capitano»: nell’ottocento e in parte nel Novecento spesso il capitano era anche l’armatore ed era lui a commission­are il ritratto della nave destinato ad abbellire la cabina o — a Genova — lo «scagno», l’ ufficio in porto. Accanto a questi dipinti, sovente di pittori sconosciut­i, ci sono opere firmate da artisti italiani e stranieri come Adam, Craffonara, De Simone, Klodic, Mohrmann, Roullet, Locci, Sambuy, Bayter e lo stesso Veerdorn.

A unire idealmente le storie delle navi sono i port’s portrait, i quadri che rappresent­ano il lavoro in banchina prima dell’affermarsi delle tecnologie. Ma il quadro del cuore è per Paolo Clerici quello della prima nave acquistata dal padre Jack Clerici nel dopoguerra, la Cocler.«l’intenzione del direttore del Mu.ma Pierangelo Campodonic­o — dice Clerici — è quella di avviare un programma di scambi con le altre collezioni marittime nel mondo. Lo apprezzo molto. Così le opere viaggerann­o come è giusto che facciano le navi anche se dipinte».

L’imprendito­re «L’idea del museo è di avviare un programma di scambi con le altre collezioni marittime nel mondo»

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Sodalizi Pierangelo Campodonic­o, direttore MU.MA, Paolo Clerici, presidente dell’omonima Fondazione e ceo della Coeclerici Spa e Nicoletta Viziano, presidente MU.MA

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