Corriere della Sera

Dalla Roja ai Blancos per l’eredità di Zidane

Il c.t. spagnolo dopo il Mondiale allenerà il Madrid e (forse) CR7

- Alessandro Pasini

È spagnolo, conosce bene il club perché ci ha giocato (quasi niente, in verità) e la squadra perché sei futuri suoi giocatori li allena in Nazionale. Grazie a questa parte buona di curriculum — quella negativa racconta di una carriera anonima da tecnico di club con un esonero inglorioso al Porto nel 2016 — Julen Lopetegui, 51enne basco di Aseasu, mezz’ora da San Sebastian, si è guadagnato la panchina del Real Madrid, assegnatag­li ufficialme­nte ieri via Twitter per tre anni.

Una sorpresa, anzi un clamoroso colpo di scena, dopo che al trono abbandonat­o da Zinedine Zidane erano stati associati i nomi più vari, da Loew a Klopp, da Guti a Raul, fino a Antonio Conte, che pure agli spagnoli sembrava il candidato più caldo. Sbagliato. Florentino Perez ha deciso di proseguire sulla strada dell’azzardo che ha pagato con Zizou, affidandos­i a un allenatore esordiente nella Liga e quasi vergine ad alto livello fra i club. Certo, il basco allena la Roja e ha una storia vincente a livello di Nazionali giovanili, ma quella del Madrid è da sempre una delle panchine più difficili del mondo, soprattutt­o ora che il suo ultimo occupante in due stagioni e mezzo ha vinto una Liga, 3 Champions, 2 Supercoppe Europee, 2 Mondiali per club e 1 Supercoppa spagnola.

Il rischio, insomma, è che si possa solo fare peggio, ma c’è anche di peggio che allenare il Madrid. E poi alle eredità calde l’ex arquero — che con il Real nel 1990 ha vinto una Liga e una Supercoppa spagnola da terzo portiere con appena una presenza (4 meno di quelle racimolate più tardi con il Barcellona) — è abituato. Il suo predecesso­re nella Spagna è stato infatti Vicente Del Bosque, quello dell’accoppiata Mondiale-europeo, e Lopetegui, subentrato­gli dopo il flop all’europeo 2016, per il momento ha tenuto botta bene, qualifican­dosi per il Mondiale nel girone dell’italia e restando imbattuto con 14 Sicuro

Julen Lopetegui durante un allenament­o della Nazionale spagnola in vista del Mondiale nel ritiro di Krasnodar (Afp) vittorie e 6 pareggi in 20 partite. Un’imbattibil­ità che vanta anche nella Under 21, con cui ha vinto l’europeo 2013 dopo quello Under 19 nel 2012.

In Russia, dove l’asticella sarà ben più alta degli azzurri di Ventura, la Spagna è tra le favorite ma, comunque vada, e nonostante il recente prolungame­nto di contratto fino al 2020, Lopetegui la lascerà. Per questo Perez pagherà alla Federcalci­o una clausola di 2 milioni: è la quinta volta che succede alle Merengues dopo Toshack, Pellegrini, Mourinho e Ancelotti.

Una volta risolto l’eventuale imbarazzo di disputare un Mondiale da c.t. uscente, Lopetegui dovrà affrontare il caso Ronaldo. Cristiano — che si incontrerà con il tecnico da avversario venerdì a Sochi in Portogallo-spagna — è irritato con il club per la questione rinnovo e lo ha detto chiaro e tondo dopo la finale di Champions. Dalla sua presenza o meno in rosa discenderà ogni altro progetto tattico e filosofico di Lopetegui, e forse il suo stesso destino. Cominciare un’avventura così complessa senza colui che il basco una volta definì «uno dei più grandi di sempre» non sarebbe proprio l’ideale. Ma il bello di allenare il Real Madrid, in fondo, è che un sostituto degno glielo sapranno sempre trovare. Anche per questo Julen ha detto subito sì.

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