Corriere della Sera

Milano-trento coi nervi tesi al

Oggi gara 5 al Forum: l’olimpia accusa l’aquila di «guerriglia». Ma il problema sono i black out delle sue stelle

- Flavio Vanetti

È la partita-snodo, quella che manderà in vantaggio L’EA7 o la Dolomiti Energia nella finale per lo scudetto, con la possibilit­à di chiudere i conti già domani quando la serie tricolore del basket tornerà in Trentino. Per ora è un 2-2 costruito su situazioni antitetich­e: due partite con punteggi alti e gioco aperto al Forum, due battaglie con punteggi bassi, percentual­i mediocri e tanti falli nel nido dell’aquila. Quale sarà la trama di gara 5? L’olimpia ritroverà la potenza di fuoco con cui aveva incomincia­to o cadrà di nuovo nella trappola con cui Trento impone il «suo» basket? «Suo» sottolinea­to non a caso, perché si sta alzando pure il livello delle scintille. La sfida numero quattro, che i «tuttineri» hanno strappato rimontando da -11 con un parziale di 31-4, ha infatti lasciato degli strascichi, pur senza scadere sul fronte della polemica pura.

Milano, però, ha riproposto sul sito il video del colpo alla testa ricevuto da Kaleb Tarczeswki. Serviva anche a correggere un errore: il centro americano — la cui presenza oggi non pare in dubbio — ha riportato una ferita e ha dovuto usare una calotta protettiva. Sulle prime pareva che la botta gliel’avesse data Hogue in uno scontro nel quale l’arbitro ha dato torto al giocatore milanese. Nel comunicato postgara Milano aveva scritto: «L’olimpia perde lucidità in attacco nel clima da guerriglia creato dalla fisicità di Trento, un clima in cui Tarczewski subisce la beffa di commettere il quarto fallo in un’azione in cui Dustin Hogue gli “apre” la testa». In realtà il colpo gliel’aveva rifilato Dominique Sutton nell’azione precedente, spedendo l’avversario a terra.

Il ripristino della verità storica non esclude il senso delle parole. Dal «clima da guerriglia», frase usata a caldo, alla riflession­e di Simone Pianigiani: «È chiaro che dobbiamo adattarci, se il metro è questo. Altrimenti succede che un nostro giocatore esca dal campo con la testa aperta e il loro con due tiri liberi. Questo non va bene». Non pensiamo sia l’invito a passare alle vie di fatto, crediamo piuttosto che sia il messaggio a una squadra che è stata più vicina al 3-1 che alla sconfitta ma che si è smarrita quando avrebbe dovuto blindare il match. Tanti si domandano come mai L’EA7 non abbia già Ferito Kaleb Tarczewski con la testa sanguinant­e (Lapresse) impresso una svolta alla finale. Risposta semplice: il talento, la profondità della rosa e mettiamoci pure la ricchezza degli investimen­ti contano, ma non sempre sono tutto.

Si può discutere all’infinito sul basket di Trento e sui colpi d’artiglio dell’aquila, ma la Dolomiti sta dando una dimostrazi­one di carattere e di resilienza. In una parola: si rifiuta di perdere. Milano ne deve tener conto, pena brutte sorprese. Per lei la ricetta migliore sta nella famosa frase di Ratko Rudic quando guidava ai massimi trionfi gli azzurri della pallanuoto: «Se loro duri, noi durissimi». L’olimpia ne è capace?

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