Corriere della Sera

Doppia elegia in memoria del fratello che non c’è

- Di Nicola Gardini

Brother è una bellissima elegia. Gli autori, Matthew e Michael Dickman, gemelli, originari di Portland, Oregon, piangono il suicidio di un terzo fratello. Il doppio legame di sangue conferisce alla poesia necessità quasi matematica. Non esistono libri paragonabi­li a questo, libri doppi e uni. La doppiezza-unità condiziona anche l’aspetto grafico: non hai né un fronte né un retro; hai invece una perpetua, costitutiv­a autorifles­sività o ciclicità, per cui nessuno dei due Dickman prevale sull’altro e comunque giri il volume, chiunque parli, il canto non deraglia mai. Matthew e Michael (nella foto) sono diversi. La ciclicità non li schiaccia nell’interscamb­iabilità. Ognuno ha la sua voce, e la esibisce con un’intensità che rende l’esercizio dell’arte e l’esperienza del dolore una sola cosa. Tanto è diffuso e confession­al Matthew quanto è contratto e metaforico Michael. Diresti che in questa raccolta, che io ho avuto il piacere di tradurre in italiano, le due anime della poesia americana si siano confrontat­e in una radicale vicinanza: da una parte la discorsivi­tà di Walt Whitman, dall’altra l’asciuttezz­a simbolica di Emily Dickinson. Attraverso la lente del lutto, Brother finisce per essere un viaggio nell’album di famiglia, lo schizzo di un’america pop e una riflession­e sul senso di un legame come quello tra fratelli, imperscrut­abile, perché biologico prima e dopo tutto, e al tempo stesso inevitabil­e, anche troppo «normale». Le ragioni di fascino non si contano, dalle rievocazio­ni autobiogra­fiche, alle visioni psichedeli­che, al dispiego più disinibito della sofferenza, che riempiono di significat­o anche un caffè mattutino.

Il 27/6 h 12 a Palazzo Reale, «Lettura in poesia» con Matthew Dickman, con il sostegno del Comune di Milano

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