Micoperi, Arca in pressing sul rimborso del bond
Èuna lotta contro il tempo, contro i debiti (oltre 120 milioni) e in particolare contro gli obbligazionisti che, con molte ragioni, chiedono di essere rimborsati. La crisi finanziaria della Micoperi, l’azienda di Ravenna che ha tirato su dai fondali del Giglio la Costa Concordia affondata dal comandante Schettino, si trascina da oltre un anno e tra 10 giorni i titolari di un bond da 35 milioni sono di nuovo chiamati in assemblea. Motivo: una nuova, decisiva richiesta di stand still cioè un time out sul debito con la presentazione di una proposta di ristrutturazione finanziaria. Ma tira una brutta aria dopo che l’azienda, tra i principali contractor italiani nel settore oil & gas, ha «bucato» alcune rate del prestito (circa 9 milioni) chiedendo ai sottoscrittori (istituzionali) uno slittamento. «No» è stata la secca risposta lo scorso 13 aprile. E ora c’è anche la mossa formale di Arca Fondi Sgr: ha chiesto il pagamento anticipato, facendo leva sul regolamento del prestito quinquennale emesso nel 2015. Arca era partecipata al 20% da Popolare Vicenza che nel 2015 si occupò di collocare il prestito al tasso del 5,75%, sottoscrivendone una parte. Micoperi ha pesantemente subito il contraccolpo della crisi dell’offshore petrolifero. Il fatturato. che nel 2013 era di 433 milioni, è crollato a 90 milioni nel 2016, ultimo dato noto.