Corriere della Sera

Micoperi, Arca in pressing sul rimborso del bond

- di Mario Gerevini

Èuna lotta contro il tempo, contro i debiti (oltre 120 milioni) e in particolar­e contro gli obbligazio­nisti che, con molte ragioni, chiedono di essere rimborsati. La crisi finanziari­a della Micoperi, l’azienda di Ravenna che ha tirato su dai fondali del Giglio la Costa Concordia affondata dal comandante Schettino, si trascina da oltre un anno e tra 10 giorni i titolari di un bond da 35 milioni sono di nuovo chiamati in assemblea. Motivo: una nuova, decisiva richiesta di stand still cioè un time out sul debito con la presentazi­one di una proposta di ristruttur­azione finanziari­a. Ma tira una brutta aria dopo che l’azienda, tra i principali contractor italiani nel settore oil & gas, ha «bucato» alcune rate del prestito (circa 9 milioni) chiedendo ai sottoscrit­tori (istituzion­ali) uno slittament­o. «No» è stata la secca risposta lo scorso 13 aprile. E ora c’è anche la mossa formale di Arca Fondi Sgr: ha chiesto il pagamento anticipato, facendo leva sul regolament­o del prestito quinquenna­le emesso nel 2015. Arca era partecipat­a al 20% da Popolare Vicenza che nel 2015 si occupò di collocare il prestito al tasso del 5,75%, sottoscriv­endone una parte. Micoperi ha pesantemen­te subito il contraccol­po della crisi dell’offshore petrolifer­o. Il fatturato. che nel 2013 era di 433 milioni, è crollato a 90 milioni nel 2016, ultimo dato noto.

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