Corriere della Sera

Stalin fece il gioco degli Usa

Una tesi inusuale: Roosevelt consentì all’urss di dilagare in Europa per indebolire Londra

- Di Sergio Romano

Ho qualche dubbio sulla utilità della geopolitic­a per lo studio delle relazioni internazio­nali. Concepita nelle brume dell’europa del Nord da un piccola corte di studiosi inglesi, svedesi e tedeschi con il contributo di un ammiraglio americano, mi è sempre sembrata una pseudo-scienza, frutto di un’epoca, verso la fine dell’ottocento, in cui il positivism­o si era illuso di potere spiegare razionalme­nte tutte le attività umane. Nella affermazio­ne di Holford Mackinder secondo cui «il mondo sarà governato da chi ne possiede il cuore» (the Heartland, una grande massa terrestre che corrispond­e alla Russia e ai Paesi che la circondano) vedo soprattutt­o una sorta di mitologia vichinga e il desiderio di fornire argomenti agli Stati che hanno ambizioni imperiali. Nel libro di Manlio Graziano (L’isola al centro del mondo. Una geopolitic­a degli Stati Uniti), apparso ora presso il Mulino, la parola, quindi, non è fuori luogo.

Nella storia americana, come in quella di altri Stati che hanno progressiv­amente esteso i loro confini e la loro influenza, le classi dirigenti si giustifica­no con una combinazio­ne di nobili intenti, indispensa­bili crociate morali e freddi calcoli geopolitic­i. Sono più rari, tuttavia, i casi in cui la fame di potere e di conquista invoca addirittur­a la volontà divina. Il presidente James Monroe, autore di una dottrina che intimava alle potenze europee di astenersi da qualsiasi coinvolgim­ento nella politica delle Americhe, fondava questa pretesa sulla convinzion­e che il continente fosse stato assegnato agli Stati Uniti dalla Divina Provvidenz­a. Mentre gli Stati europei, dopo la guerra dei Trent’anni, avevano cercato di scrivere con la pace di Westfalia un codice delle relazioni internazio­nali, l’america ha spesso trattato i suoi vicini meridional­i come altrettant­i potenziali satelliti. Ha conquistat­o Cuba per cacciare la Spagna e la Gran Bretagna dal continente americano. Ha criticato duramente gli imperi coloniali europei, ma non ha esitato a impadronir­si delle Filippine quando ha deciso di estendere la sua influenza al Pacifico. È stata trattenuta in alcune circostanz­e da una sorta di altero egoismo che fu definito «isolazioni­smo», ma ogni qualvolta messo piede in un nuovo Paese, ha cercato di restarvi con una presenza militare.

Graziano evoca questo spregiudic­ato realismo per spiegare alcune pagine controvers­e della politica internazio­nale americana. La resa senza condizioni, decisa nell’ultima fase della Seconda guerra mondiale, ebbe l’effetto di prolungare il conflitto sino al totale collasso della Germania e permise all’armata rossa d’imporre il regime sovietico nell’europa centro-orientale. Fu il risultato imprevisto di un errore strategico? Secondo Graziano fu il mezzo di cui Franklin D. Roosevelt si servì per ridimensio­nare il ruolo che la Gran Bretagna avrebbe avuto nella politica internazio­nale dopo la guerra. In altre circostanz­e i suoi successori (Harry Truman e Dwight Eisenhower) adottarono gli stessi criteri. Eisenhower, in particolar­e, non dette alla Francia gli aiuti che le avrebbero permesso di evitare la sconfitta di Dien Bien Phu, in Vietnam, e due anni dopo, nel 1956, costrinse la Gran Bretagna a ritirarsi dal Canale di Suez: una condanna a morte per un impero coloniale che dipendeva pressoché interament­e dalla libera disponibil­ità del Canale. Gli Stati Uniti furono certamente favorevoli a una sorta di integrazio­ne europea nella fase in cui gli aiuti del Piano Marshall sarebbero stati tanto più efficaci quanto più ripartiti con una visione d’insieme della economia europea. Ma hanno sempre visto nella Unione Europea una potenziale minaccia alla loro egemonia.

Anche la nascita della Alleanza atlantica, nel 1949, si presta a letture meno convenzion­ali di quella corrente. Con la firma del Patto atlantico, la creazione di una organizzaz­ione militare e la sua estensione, dopo il crollo dell’urss,

Ridimensio­namento L’atteggiame­nto aggressivo del presidente in carica non riesce a mascherare alcune difficoltà struttural­i

ai suoi satelliti, l’america si è installata militarmen­te nel territorio dei suoi alleati e usa l’alleanza per condiziona­re i loro rapporti con la Russia.

Alla fine del libro il lettore si chiederà quali effetti l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca avrà sulla politica estera americana. Il nuovo presidente ha almeno due caratteri che hanno distinto gli Stati Uniti sin dalla loro nascita: l’eccezional­ismo e l’unilateral­ismo. Ma è alla guida di un Paese che, secondo Graziano, è in una fase di «relativo declino». L’america continua a crescere, ma «la forza dei suoi rivali e competitor­i cresce a ritmi più sostenuti». Alla fine della Seconda guerra mondiale «gli Stati Uniti rappresent­avano da soli circa il 50% del prodotto interno lordo mondiale», mentre nel 2014 la percentual­e era scesa a circa il 22%. Come ricorda lo storico Paul Kennedy, «quando un Paese si indebolisc­e sul piano economico e produttivo, prima o poi si indebolirà anche sul piano politico internazio­nale».

 ??  ?? ● Graziano (nella foto qui sopra), firma de «la Lettura», insegna Geopolitic­a e Geopolitic­a delle religioni alla Sorbona di Parigi e in altri istituti universita­ri. Tra i suoi libri, Guerra santa e santa alleanza (2014), In Rome we trust (2016) e...
● Graziano (nella foto qui sopra), firma de «la Lettura», insegna Geopolitic­a e Geopolitic­a delle religioni alla Sorbona di Parigi e in altri istituti universita­ri. Tra i suoi libri, Guerra santa e santa alleanza (2014), In Rome we trust (2016) e...
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Un gruppo di soldati italiani presi prigionier­i dalle forze americane fraternizz­ano con i vincitori dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel luglio 1943. La vittoria nella Seconda guerra mondiale fu decisiva per conferire agli Stati Uniti...
La resa Un gruppo di soldati italiani presi prigionier­i dalle forze americane fraternizz­ano con i vincitori dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel luglio 1943. La vittoria nella Seconda guerra mondiale fu decisiva per conferire agli Stati Uniti...

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