«La Germania con Roma ha fatto molti errori»
Il ministro degli Esteri tedesco: ho invitato Moavero «Trump? L’europa dovrà ridefinire l’idea di Occidente»
Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, dice al Corriere: «Sui migranti anche noi abbiamo fatto errori. L’italia non va lasciata sola». E aggiunge: «Noi tedeschi non dobbiamo essere quelli che in Europa vengono percepiti come prepotenti». Maas poi annuncia: «Ho invitato il ministro degli esteri italiano Moavero a Berlino».
«Sono contento di collaborare con il mio nuovo collega italiano. Gli ho già telefonato per dirgli che sono felice di avere tra i ministri degli Esteri un altro giurista, addirittura un ex giudice della Corte di giustizia europea. Il mio messaggio più importante era ed è: l’amicizia italo-tedesca e lo stretto rapporto fra i nostri popoli non possono essere minati da alcun risultato elettorale, né in Germania, né in Italia. Ecco perché ho invitato Enzo Moavero a Berlino, per portare avanti la stretta relazione tra Germania e Italia e discutere apertamente e in piena fiducia anche delle eventuali divergenze. Spetta al governo italiano decidere come posizionarsi sui singoli temi europei. Io naturalmente mi auguro che l’italia rimanga un partner fortemente filo-europeo. Noi accettiamo e rispettiamo la decisione democratica delle italiane e degli italiani e saremo aperti verso il nuovo governo».
Heiko Maas è il ministro degli Esteri tedesco. Cinquantuno anni, socialdemocratico del Saarland, nella passata Grosse Koalition aveva occupato il posto di ministro della Giustizia. Questa è la prima intervista concessa a un giornale straniero da quando si è insediato all’auswärtiges Amt.
Signor ministro, nel suo discorso sull’europa di mercoledì scorso, lei ha parlato anche della diminuzione del consenso della popolazione italiana per l’ue, dicendosi allarmato. Inoltre, ha detto giustamente che l’unione deve rispondere alla legittima attesa di solidarietà delle persone nell’europa del Sud. In cosa deve consistere questa solidarietà?
«Naturalmente ci siamo resi conto che la Germania ha giocato un ruolo nella campagna elettorale italiana. E per essere franco, un ruolo che mi ha preoccupato. Non sono uno di quelli che dicono che la Germania ha fatto tutto giusto in passato, per esempio sul tema dei migranti e rifugiati o sui problemi economici e finanziari. Mi rendo perfettamente conto che l’italia si trova davanti a enormi sfide. Una gran parte dei rifugiati arriva in Italia, al contempo il vostro Paese ha un’enorme bisogno di riforme economiche. Non averne tenuto abbastanza conto è stato un errore. E posso capire che in Italia si abbia avuto l’impressione di una insufficiente solidarietà degli europei, su cui a ragione si contava. Dovremmo imparare dal passato, rispetto al tema dei rifugiati, ma anche del sostegno finanziario e strutturale all’italia. Il nuovo governo italiano deve organizzarsi e dire cosa intende fare nella politica europea, ma anche come vuole portare avanti il processo già avviato di rafforzamento dell’economia italiana. Ho ascoltato con soddisfazione le voci a favore dell’euro e dell’impegno a ridurre il debito. Sono buoni segnali. L’italia negli ultimi anni ha avviato grandi e importanti riforme per la crescita e l’occupazione. Questo è stato significativo. Sono sicuro che potremo superare insieme queste sfide».
Secondo lei le migrazioni sono un rischio esistenziale per l’unione Europea?
«Sono un tema controverso come nessun altro e per questo dobbiamo avere un atteggiamento responsabile. Anche in Germania la migrazione è un tema centrale. Se non prendiamo sul serio le paure e le preoccupazioni delle persone, aiutiamo chi vuole dividere l’europa. Per questo è così importante ora trovare velocemente una linea comune in Europa. Finora questo non è successo. Le migrazioni sono un problema europeo che ha bisogno di soluzioni europee. Non possiamo lasciare Italia e Grecia da sole».
Nel discorso lei ha anche detto che la nostra risposta congiunta a «America first» dev’essere «Europe united». Ma se uno oggi si guarda in giro in Europa non vede paesaggi idilliaci. Vi sono divisioni tra Paesi dell’est e dell’ovest, del Nord e del Sud. Come si superano?
«Le differenze di opinione non costituiscono una novità in Europa. Ciò che cambia rapidamente è la situazione intorno a noi, proprio negli Stati Uniti. In un mondo globalizzato, a fronte di attori consapevoli del proprio potere come Usa, Russia e Cina, nessuno Stato europeo, neppure la Germania, può farcela da solo. L’europa non ha altra scelta che quella di farsi più forte e più capace di agire e non solo nella politica economica e finanziaria. Anche nella politica estera e di sicurezza dobbiamo superare la maledizione dell’unanimità, affinché l’europa possa essere capace di agire. Ecco perché abbiamo bisogno della consapevolezza che solo con l’europa possiamo far fronte a tutte le sfide cui ci troviamo dinnanzi, economiche, sociali, climatiche, migratorie. Con le strutture attuali non è più fattibile. E lo stile politico polarizzante di Donald Trump forse addirittura ci aiuta a far avanzare questa visione».
Uno dei suoi predecessori, Joschka Fischer, parla di declino dell’occidente. Se uno pensa al G7 in Canada, non è una tesi priva di fondamento...
«Onestamente non so se dobbiamo sforzarci di capire tutto quello che fanno Trump o altri. Decisivo è trarre le giuste conseguenze. Questo vale non solo per l’europa ma per tutto l’occidente, anche per l’alleanza atlantica. Pertanto non direi che l’occidente non c’è più, ma che funzionerà secondo nuove regole. Dovremo assumerci maggiori responsabilità e in quanto europei ridefinire l’idea di Occidente. Alcune certezze che prima consideravamo ovvie — soprattutto quella che gli Stati Uniti garantissero la sicurezza complessiva Le elezioni
Ci siamo resi conto che la Germania ha giocato un ruolo nella campagna elettorale italiana. Per essere franco, un ruolo che mi ha preoccupato L’alleanza atlantica Non direi che l’occidente non c’è più, ma che funzionerà secondo nuove regole. Dovremo assumerci maggiori responsabilità in Europa — non ci saranno più. Per me non è un declino ma un cambiamento, come ce ne sono già stati nella storia e cui dobbiamo prepararci. Viviamo in un’epoca dove le alleanze fisse vengono sempre più sostituite da partnership di progetto. Dobbiamo imparare a gestire e a curare le alleanze esistenti dove i nostri interessi e strategie ancora coincidono. Ma dobbiamo essere anche più flessibili e lavorare insieme a partner inusuali come Cina e Russia, dove le nostre posizioni si sovrappongono, come nel caso dell’accordo nucleare con l’iran».
Ma la Russia è un partner o un avversario?
«Questo dipende non da ultimo da come la Russia risponde a questa domanda per se stessa. E qui devono preoccuparci alcuni sviluppi degli ultimi tempi: gli attacchi alla rete del Bundestag e del ministero degli Esteri, il caso Skripal, gli irrigidimenti sul conflitto in Ucraina. Né mi pare che Mosca abbia svolto finora un ruolo particolarmente produttivo in Siria. Credo che anche la Russia sia cambiata. Questo cambiamento non è stato imposto alla Russia dall’esterno, è un cambiamento avvenuto all’interno del Paese. Eppure noi abbiamo bisogno della Russia per risolvere il conflitto siriano e anche tante altre situazioni. Per questo sono anche a favore di una continuazione del dialogo con Mosca orientato ai risultati. Ma dobbiamo essere in grado di formulare in modo chiaro, forse più chiaro che in passato, le nostre attese e i nostri interessi».
Una bella frase del suo discorso è che la Germania non dovrebbe agire come «Oberlehrer», insegnante in capo, ma da «Mutmacher», motivatore, che porta avanti l’europa. Ce la spiega?
«Intendo dire che noi tedeschi non dobbiamo essere quelli che in Europa vengono percepiti come prepotenti. O come quelli che spiegano agli altri il mondo e sanno sempre tutto meglio. Dobbiamo rapportarci in modo diverso ai nostri partner: come motivatori, timonieri nel senso positivo, che vogliono fare delle cose insieme. Che vogliono entusiasmare gli altri per nuove idee, per più Europa».