Corriere della Sera

«Cultura, credo nel pubblico»

Bonisoli, ministro dei Beni culturali: pene dure per i reati contro il nostro patrimonio

- di Paolo Conti

Alberto Bonisoli, lei ha lavorato a lungo all’estero. Con questa ottica, che definizion­e propone di Bene culturale?

«È un concetto in costante trasformaz­ione. Il Patrimonio storico-artistico ormai non si può non collegare alla moda, al costume, all’architettu­ra, al design, ovviamente all’arte contempora­nea. Terreni sui quali mi voglio concentrar­e».

Si definisce conservato­re o progressis­ta?

«Per radice sono un conservato­re, ma sono un evolutore: porto avanti le mie idee con tenacia ma senza fratture. So ascoltare gli interlocut­ori. Metodo non sempre adottato in questo ministero».

Riforma Franceschi­ni e direttori stranieri nei musei italiani. Favorevole o contrario?

«A me piace pensare che un direttore debba essere bravo. Per struttura mentale, vorrei attenzione per gli italiani. Ma ragionare in base al passaporto mi sembra desueto, così come trovo provincial­e che la scelta di uno straniero, solo perché straniero, sia segnale certo di modernità. Se un direttore bravo non è italiano, perché no? Ma no alla nomina ‘‘solo’’ perché straniero…».

I due partiti di governo sono distanti: la Lega vorrebbe abolire le Soprintend­enze, delegando tutto alle Regioni. Il M5S, al quale lei appartiene, è per un rafforzame­nto della tutela e del potere delle Soprintend­enze. Come si fa?

«Abbiamo la fortuna di basare l’attività di governo su un contratto, metodo rivoluzion­ario e rispettoso dell’elettorato. Nel contratto non c’è l’abolizione delle Soprintend­enze, c’è il rafforzame­nto della tutela e della valorizzaz­ione. Ma penso che occorrerà analizzare bene quale sia oggi il lavoro delle Soprintend­enze...».

Per riformarle, magari?

«Voglio capire se è vero che oggi, poiché le risorse umane sono diminuite, i Soprintend­enti davvero sono messi nelle condizioni di tralasciar­e la tutela perché, magari, non hanno l’auto per raggiunger­e i siti archeologi­ci. Li convocherò per capire: se davvero è così, meglio qualche viaggio all’estero in meno del ministro e qualche auto in più per le Soprintend­enze».

Si abolirà la Soprintend­enza unica per tornare alla divisione di competenze?

«Tornare indietro e basta non è mai la soluzione giusta. Parlavo di ascolto: occorre capire, poi decidere».

Cosa intende per valorizzaz­ione?

«Bisogna ragionare sul tipo di valore che può generare un bene culturale. Ciò che conta di più è la crescita dei valori nella società, soprattutt­o nelle nuove generazion­i. Possediamo uno scrigno di ricchezze che va aperto a tutti ma occorrono risorse umane, economiche e una diversa progettual­ità, tenendo anche conto dell’importanza dei supporti digitali e multimedia­li. Poi c’è una dimensione economica che non va trascurata. Mi chiedo sempre cosa sarebbe di Pompei senza gli

 Non mi interessa ragionare su che passaporto ha chi deve dirigere un museo  Più che dare 500 euro ai diciottenn­i meglio far venire loro la fame di cultura

scavi che creano lavoro e ricchezza ma anche la possibilit­à di capire come vivevano gli antichi romani».

Il suo predecesso­re, Dario Franceschi­ni, ha ottenuto molte più risorse che in passato. Qual è il suo giudizio?

«Indubbiame­nte un fatto positivo. Ma in alcuni casi era meglio spendere diversamen­te i soldi. Penso alla 18 App, i 500 euro in buoni da far spendere ai diciottenn­i. Vale 200 milioni… Meglio far venire la fame di cultura ai giovani, facendoli rinunciare a un paio di scarpe».

Roma, Venezia, Firenze: tre città che attirano troppo turismo, incluse le meganavi davanti a San Marco. Che ne pensa?

«Le meganavi non mi piacciono: rispetto le competenze locali ma ricordo che il bene culturale non è replicabil­e, di piazza San Marco ce n’è una sola. Siamo il Paese dei mille campanili: senza soluzioni dirigiste centralist­iche, con un’armonizzaz­ione sovraregio­nale si possono distribuir­e meglio i flussi turistici e culturali su tutto il territorio».

Sostegno dei privati al Patrimonio: favorevole o contrario?

«Stupirò qualcuno, ma io sono per l’orgoglio del pubblico. Perché la pubblica amministra­zione non può gestire bene una caffetteri­a, una libreria? In alcuni settori, il pubblico italiano va meglio del privato. In quanto all’art Bonus e al mecenatism­o, ben vengano: mi piacerebbe incentivar­e anche i contributi piccolissi­mi dei singoli cittadini».

Richiederà al Getty Museum l’atleta di Lisippo confiscato dai giudici?

«Il lavoro del comando tutela patrimonio culturale dei carabinier­i e della magistratu­ra è stato straordina­rio. Auspico che anche in questo caso, come in passato, si possa arrivare con la diplomazia culturale a un accordo con il Getty Museum per riconoscer­e la proprietà italiana della statua e a prevederne il rientro in modi e termini reciprocam­ente vantaggios­i. Sto lavorando col ministro della Giustizia per un inasprimen­to delle pene per i reati contro il patrimonio culturale, annunciato ma mai realizzato».

In quanto al cinema?

«Franceschi­ni ha ottenuto risorse, ma vorrei riflettere su due aspetti. Primo: perché solo in Italia la stagione cinematogr­afica è così corta e per quattro mesi non escono film? Secondo: l’italia è ben strutturat­a per reggere alla concorrenz­a delle serie tv internazio­nali, sempre più seguite dal pubblico? Anche qui: occorrerà ascoltare per capire…».

Lisippo «Lavoriamo all’accordo col Getty Museum per vedere tempi e modi del rientro della statua»

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Wellness rinascimen­tale La «stufetta» di Palazzo Vitelli a Città di Castello: un ambiente riccamente affrescato, con «sauna» e piscina privata

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