Corriere della Sera

Derivati, assolti gli ex vertici del Tesoro

- Fabrizio Massaro

Non si possono giudicare gli ex vertici del Tesoro — il ministro in carica nel 2011, Vittorio Grilli, il suo predecesso­re Domenico Siniscalco, l’ex direttore del debito pubblico, Anna Maria Cannata, il direttore generale Vincenzo La Via, — per la vicenda degli oltre 3 miliardi versati nel 2011 a Morgan Stanley per chiudere alcuni contratti derivati. La Corte dei conti ha riconosciu­to ieri il «difetto di giurisdizi­one», ovvero che i giudici non possono sindacare le scelte discrezion­ali dei funzionari, se sono prese nel rispetto della legge. Si chiude così un processo clamoroso per le richieste di danni erariali — 3,9 miliardi di euro, di cui 2,7 alla banca Usa e 1,2 agli ex vertici, con 1 miliardo solo a Cannata — e per la storia che l’aveva generato. Gli oltre 3 miliardi girati a Morgan Stanley mentre l’italia era strozzata dallo spread impazzito e il governo Monti faticava anche a pagare gli stipendi furono uno scandalo: come poteva il Tesoro

La decisione

La Corte dei conti ha riconosciu­to il difetto di giurisdizi­one

approvare un esborso colossale a favore di una banca a causa di clausole complicate di chiusura anticipata di alcuni contratti derivati? La questione riempì pagine di giornali, di atti parlamenta­ri e anche di carte giudiziari­e. Alla fine è arrivata anche la Corte dei conti citando in giudizio — non per dolo ma per «negligenza e imperizia» sui costi e per l’aleatoriet­à degli effetti di certe clausole — gli ex vertici del Tesoro e Morgan Stanley, il cui capo in Italia è proprio Siniscalco, per conflitto di interessi, in quanto contropart­e ma anche consulente del Tesoro. Ieri uno stuolo di legali — tra i quali Antonio Catricalà, Enrico Castellani e Massimilia­no Danusso (la banca Usa), Giuseppe Iannaccone e Riccardo Lugaro (Cannata), Antonio e Mario D’urso (Grilli), Lucio Ghia e Alessandro Giorgetta (La Via), Luisa Torchia (Siniscalco) — l’ha avuta vinta: il Tesoro è in grado di valutare da sé i contratti e quindi la banca non era suo consulente; e sulle scelte di «gestione attiva» del pubblico, se entro la legge, «il giudice non può sostituirs­i all’amministra­zione nel valutare quali siano le migliori scelte gestionali».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy