Foto e video sotto le gonne Salta la legge
LONDRA È diventata in pochi giorni la polemica culturale dell’anno: dove ci si azzuffa su diversità, razzismo, supremazia bianca e minoranze. Il tutto nella più che vivace repubblica delle lettere britannica.
Tutto è cominciato la scorsa settimana, con un articolo pubblicato sullo Spectator, la rivista conservatrice, dalla scrittrice americana naturalizzata britannica Lionel Shriver: lei è nota come l’autrice di «...e adesso parliamo di Kevin», da cui era stato tratto pure un film, ma soprattutto è una che riesce a far parlare di sé con i suoi interventi che fanno strame dei luoghi comuni e del politicamente corretto.
Nell’articolo in questione se la prendeva con la casa editrice Penguin Random House, un colosso della letteratura, rea di aver annunciato che entro il 2025 i suoi autori «avrebbero riflettuto la società britannica, tenendo conto di etnia, genere, sessualità, mobilità sociale e disabilità». Lionel Shriver ha visto rosso: e ha intinto la penna nel curaro. «La Penguin — ha scritto — non considera più la sua ragion d’essere come l’acquisizione e la diffusione di buoni libri. Possiamo dedurne che se un agente sottopone il
Salta l’approvazione a Westminster per l’annunciata legge volta a rendere reato il cosiddetto «upskirting»: ossia fare di nascosto foto o video sotto la gonna di donne inconsapevoli. Un singolo deputato conservatore ha sollevato la sua «obiezione» a un voto immediato, imponendo, in base al regolamento, una seconda lettura. Se ne riparlerà a luglio.