La bimba nata dalla mamma in coma I medici: «Noi, commossi in sala parto»
Mantova, la piccola sta bene ma è assistita dal respiratore. «Ha iniziato a bere un po’ di latte»
I medici non sanno cos’ha provato la mamma, quando è nata la sua bambina. Forse non sa di averla data alla luce, fra infermiere, ostetriche e specialisti vari, tutti riuniti giovedì mattina intorno al letto per il parto eccezionale. Perché lei, trentatreenne mantovana, non era una paziente normale. Da tre mesi e mezzo è in coma e vive nel suo mondo, dopo essere stata colpita da un arresto cardiaco che le ha causato seri problemi anche di tipo cerebrale. La condizione d’incoscienza non le ha però impedito di portare avanti la gravidanza, sotto stretto controllo medico. Fino a giovedì mattina, quando la nutritissima équipe guidata dal ginecologo Giampaolo Grisolia ha deciso che era giunto il momento di procedere: cesareo alla trentunesima settimana di gestazione, oltre un mese prima della scadenza naturale.
Dopo due ore e mezza d’intervento, il primo attesissimo vagito davanti a una trentina di professionisti dei due ospedali di Mantova e di Pieve di Coriano. Un evento unico, che ha coinvolto anche il padre e la nonna della neonata, rimasti fuori della sala operatoria. «È stato commovente perché il caso era complesso e per noi unico, sia dal punto di vista scientifico che da quello emotivo — ha sottolineato il direttore sanitario dell’azienda sanitaria, Maurizio Galavotti —. C’è stato un grande spirito di solidarietà fra medici, infermieri, ostetrici, tecnici, specialisti. Tutto è stato calibrato sulla paziente: spostamenti, anestesia, alimentazione. Dovevamo salvare entrambe le vite».
Ci sono riusciti. La neonata, un chilo e mezzo, è stata subito trasferita nella struttura di Terapia intensiva neonatale, dove vengono assistiti tutti i bimbi venuti alla luce prematuramente. La donna è invece tornata al reparto da dove era venuta per il monitoraggio post parto. «Al momento va tutto bene ma non sappiamo cosa può succedere. Bisogna considerare che c’è stato un cambio ormonale e, dunque, la paziente continua a essere studiata», precisa Galavotti. Gli occhi quasi sempre chiusi, l’alimentazione artificiale, lei prosegue la sua battaglia, rispetto alla quale ha già fatto dei progressi. Quando è entrata in coma, incinta di nove settimane, non riusciva neppure a respirare autonomamente. Ora sì, grazie al lavoro di riabilitazione dei fisioterapisti. Presto verrà riportata al reparto di riabilitazione specialistica di Pieve di Coriano, da dove era arrivata tre settimane fa. E la bambina? «Viene assistita dal punto di vista respiratorio ma si sta comportando molto bene, direi nella norma. Ha una gran voglia di reagire. Oggi abbiamo cominciato ad alimentarla con un po’ di latte», spiega
Salvare due vite «Tutto calibrato sulla paziente, anestesia, alimentazione: lo scopo era salvare due vite»
Prematura
Taglio cesareo alla 31esima settimana, è nata di 1 chilo e mezzo «Ma reagisce bene»
con entusiasmo Valeria Fasolato, il primario di patologia neonatale dell’ospedale di Mantova.
Viene da chiedersi come sia potuta crescere nella pancia della mamma. «Devo dire che lo sviluppo è adeguato all’età — aggiunge Fasolato —. E qui ci sono da ringraziare i nutrizionisti che hanno fatto un gran lavoro».
Fuori della porta c’è il padre, che ha chiesto con forza l’anonimato. La sua è una tempesta emotiva: da una parte la gioia della nascita, dall’altra la paura per una moglie sempre sul filo della vita.