Riaperta l’inchiesta sulla strage Erasmus Indagato l’autista
Alla fine, dopo due archiviazioni e altrettanti ricorsi, i giudici di Tarragona hanno deciso di riaprire l’indagine sulla strage dell’erasmus: 20 marzo 2016, 13 studentesse, delle quali sette italiane, persero la vita fra le lamiere di un pullman che stava rientrando a Barcellona da Valencia. Il tribunale spagnolo ha infatti accolto l’istanza dei genitori delle vittime contro la seconda archiviazione, decisa nel settembre 2017 dal giudice istruttore del tribunale di Amposta, Eduardo Navarro. Come giurisdizione d’appello, il tribunale collegiale di Tarragona ha disposto nuove indagini sull’autista del pullman, il sessantaduenne Santiago Rodriguez Jimenez, su cui ha sempre gravato il sospetto del colpo di sonno. E ha anche allargato l’indagine all’attività dell’ente spagnolo omologo del nostro Ispettorato del lavoro per verificare se erano stati effettuati tutti i controlli di legge.
«Non ci sono abbastanza indizi per la negligenza grave... Per motivi oscuri a questa istruzione l’autobus è sbandato», concluse Navarro lasciando irrisolta la causa della tragedia. L’archiviazione faceva a pugni con la relazione della polizia catalana, i Mossos d’esquadra, che ipotizzavano «sonno e stanchezza quali cause dirette dell’incidente». Il tachigrafo digitale del pullman, analizzato dai periti, parlava di una corsa anomala: «Dalle ore 4.29 (orario di partenza da Valencia, ndr) alle 5.51 (orario dell’incidente, ndr) sono state registrate 77 decelerazioni significative, mentre gli altri due autobus (che facevano parte della comitiva, ndr) ne hanno registrate 5 e 12». Sentito a marzo 2016, l’autista aveva dichiarato di non essersi addormentato: «Si sarà bloccata qualche ruota». Ma i giudici sembrano dubitare. «Dopo 815 giorni di angoscia e disperazione, cosa mancherà ancora?», commenta Gabriele Maestrini, padre di Elena, sua unica figlia, studentessa di Grosseto morta fra quelle lamiere.