La gentilezza di cedere il posto
Le spille sui mezzi pubblici di Milano: «Mi fai sedere?» In viaggio tra ragazzi fissi sui telefoni e donne solidali
Il posto in metropolitana, nelle ore di punta, è l’obiettivo da conquistare ad ogni costo. Non c’è sesso e non c’è età che tenga. Ci si precipita sul sedile vuoto a corpo morto. Non ci sono donne incinte, disabili, anziani o bambini capaci di intenerire i cuori. Il posto a sedere è la meta del rugby, un trofeo fisico-atletico. Ora però la campagna #cedilposto, avviata a Milano da Atm (ma che sta contagiando altre aziende in giro per l’italia), invita a calmarsi. Ed è la prima tappa della «campagna comportamentale» lanciata in maggio che punta al rispetto delle regole (minime) di convivenza. Gli antieroi a cui si affida Atm, nei suoi manifesti, sono tre: il «re del menefreghismo», il «campione di spinte metropolitane» e l’«urlatrice». Tre tipi umani che non è raro incrociare sui mezzi pubblici. Nel tentativo di vincere la maleducazione l’azienda milanese distribuisce delle spille per anziani, donne incinte e disabili che chiedono gentilmente «Mi cedi il posto, per favore?».
Bisogna farsi un giro e magari due tre quattro o cinque underground o in superficie per avere un repertorio significativo della fenomenologia del posto sui mezzi pubblici. Dove la maleducazione e la gentilezza convivono quasi alla pari. Perché non ci sono solo le ore di punta, dove «mors tua vita mea», quelle del mattino (andata al lavoro) e del tardo pomeriggio (ritorno a casa), dove ci si ritrova come sardine schiacciate con l’alito del vicino nel naso, gli zaini degli studenti sullo sterno, le cosce contro le cosce, le aste d’appoggio intasate, gli spintoni e i gomiti sui fianchi. E i pochi fortunati che siedono in tutta tranquillità, indifferenti, attaccati allo smartphone o inebriati dalle cuffiette musicali. Chi dorme o finge di dormicchiare ha il vantaggio di non poter cedere il posto, niente sensi di colpa, chiude gli occhi e il mondo delle sardine intasate non gli appartiene: non sente e figurarsi se può vedere le spille.
Nelle altre fasce orarie è tutto più facile, anche quando i posti liberi languono si può assistere al balletto della buona educazione. Non è un maschio ma una donna ad alzarsi per fare spazio alla ragazzinaina-ina incinta, che ricambia con un sorriso e va a sedersi con il suo pancino e un grosso libro di grammatica turca tra le mani. Solidarietà tra donne. Piaccia o non piaccia, co- Milioni Le persone che hanno viaggiato sulla rete metropolitana e di superficie gestita da Atm (a Milano e provincia) nel 2017 Il tasso di regolarità dei treni della metropolitana di Atm nel 2017. Più basso il dato dei mezzi di superficie (bus e tram): 82% in due sul bastone, ma nessuno lo scuote: non per cattiveria ma per totale astrazione dal mondo terreno degli umani. E alla categoria degli avulsi appartengono anche quelli, uomini e donne, che parlano da soli (al telefono) a volume sostenuto: con la mamma, con il fidanzato o con il collega di ufficio e non ci sono santi che riescano a farli uscire dal soliloquio appassionato e spesso delirante. Effetto atomo o campana di vetro: può crollare il mondo, io non esisto.
È raro sentire: «Prego, s’accomodi», ma succede. E succede
Le voci e i gesti
È raro sentire «prego si accomodi», ma capita E c’è il maschio alfa che si alza per una 40enne
anche che la risposta sia altrettanto cordiale: «Grazie, ma devo scendere alla prossima». Ai bambini che ti sgusciano sotto le ascelle per fiondarsi sui sedili vuoti c’è solo da sorridere, povere creature. Eppure restano in piedi, sull’autobus o sul tram che ondeggia e sussulta, nonni traballanti che avrebbero visibilmente bisogno di posto. In compenso la quarantenne avvenente con barboncino bianco sulla spalla trova subito da sedersi grazie al cicisbeo galante che non ci pensa due volte ad alzarsi con ampio gesto delle braccia. È il tipo eterno del maschio alfa, riconoscibile a occhio nudo, sempre più anacronistico e solo nella metropoli superficiale come in quella sotterranea.