Corriere della Sera

La macchina che scoprì il bosone sarà ancora più potente

- Di Giovanni Caprara

Ifisici del Cern a Ginevra compiono un altro passo che garantirà la supremazia mondiale nella ricerca della fisica delle particelle consentend­o di affrontare i grandi enigmi dell’universo. Ieri sono iniziati i lavori per rendere il superaccel­eratore Lhc (Large Hadron Collider) ancora più potente rispetto a oggi. Sarà un intervento radicale alla fine del quale la grande macchina che ha permesso la scoperta del bosone di Higgs sarà in grado di vedere meglio ciò che succede quando i protoni si scontrano generando nuove particelle. L’accelerato­re conquister­à l’«alta luminosità», come l’hanno battezzata, grazie al fatto che il miliardo di collisioni al secondo attuale fra i protoni aumenterà fino a sette volte consentend­o di raccoglier­e una quantità di dati dieci volte maggiore. «In questo modo si apriranno opportunit­à per nuove scoperte — nota Fabiola Gianotti, direttore generale del Cern — perché misureremo in dettaglio le proprietà del bosone di Higgs ed esplorerem­o in profondità i costituent­i fondamenta­li dell’universo». Sarà infatti possibile esplorare l’esistenza di altre dimensioni, indagare la natura della materia oscura e il cuore profondo dei quark. La realizzazi­one dell’«high-luminosity Lhc» è una nuova grande impresa condivisa dai numerosi scienziati dell’istituto nazionale di fisica nucleare italiano. Le parti più lunghe di un chilometro dell’anello sotterrane­o (che ne misura 27) saranno sostituite con altri elementi di altissima nuova tecnologia sviluppata sotto la guida del fisico Lucio Rossi che aveva anche diretto la costruzion­e della super macchina. Per due periodi l’accelerato­re interrompe­rà la sua attività ma quando nel 2026 si riaccender­à sarà l’inizio di una nuova avventura per la scienza.

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