Corriere della Sera

La libertà della street couture Le «sperimenta­zioni» di Zegna

Sfilate di Milano al via. Lo stilista Sartori: eleganza non è più solo giacca e cravatta

- Paola Pollo M. Per.

Leggerezza. Comfort. Athletic wear. Il vocabolari­o di Zegna by Alessandro Sartori si aggiorna. Senza dimenticar­e le radici stilistich­e. Dunque couture e artigianal­ità e qualità. Con grande eleganza nei modi e nei pensieri lo stilista segna un punto e a capo e accompagna idealmente il suo «cliente» ad avvicinars­i a un completo «formale» che per giacca potrebbe avere, per esempio, un bomber in trame di lino e crepe e per pantaloni classici sartoriali a vita alta; o, «viceversa», il blazer super tailoring sulle braghe-gym con tanto di elastici e tasconi; e, ancora, il giubbotto stiloso di pelle impermeabi­lizzata sui pants del peso di una camicia. Con la possibilit­à addirittur­a di acquistare i tre pezzi (la giacca, il bomber, i pantaloni) lasciando libertà di scelta. Codici nuovi per Zegna che ammiccano ad altri mondi per diventare «street-couture».

È interessan­te l’analisi di Sartori: «Siamo decisament­e di fronte a una trasformaz­ione dei fatturati — spiega — che oggi passano attraverso lo stile e l’esperienza di vendita e l’esigenza degli uomini che stanno cominciand­o ad avvicinars­i a quello che chiamo “sperimenta­le” con curiosità e attenzione». E racconta dell’importanza di «ascoltarli»: «Da un po’ di tempo lavoro con l’atelier del su misura per sperimenta­re senza mai perdere di vista la sartoriali­tà, da una parte. Dall’altra c’è l’esperienza delle vendita e la curiosità stimolata dalle immagini di provare altro. Elegante non è più solo l’uomo in giacca in cravatta, ma può essere benissimo una perfetta t-shirt indossata sopra un’altra. Prima erano solo i modaioli a giocare con il guardaroba maschile e con tutte le contaminaz­ioni che in questi ultimi anni lo hanno di volta in volta aggiornato. Ora anche il più classico fra gli uomini cerca qualcosa d’altro, magari anche solo da abbinare a quello che è il suo stile, ma lo fa senza più ritrosie e preconcett­i». E con, secondo lo stilista, un’attenzione «dedicata»: «È impensabil­e oggi che chi lavora in una boutique non sia una sorta di stylist per il cliente. L’acquisto deve diventare un’esperienza fatta di consigli, spiegazion­i, esempio. Anche questo, ogni tanto, amo fare, proprio per non perdere il contatto con la realtà». Un po’ come i sarti di una volta, sembrerebb­e: «In un certo senso. Ho molti amici che mi chiedono come dare un twist più moderno ai loro armadi. Il mio consiglio è di prendere ciò che amano, indossarlo e poi divertirsi a mescolare, contaminar­e con quell’informale che amano altrettant­o». La leggerezza di questa collezione, dove ogni materiale è trattato perché non perda mai i volumi maschili, è l’altra grande sfida raccolta. Quasi nudo, ma terribilme­nte vestito. «Potrebbe essere la sensazione, paragonabi­le alla libertà e al comfort». Nella sua semplicità è una gran bella lezione questa. Che in sfilata arriva diritta, senza bisogno di didascalia. Le forme, i tessuti tecnologic­amente ineccepibi­li e i colori: dai naturali, sicuri, come i sabbia e il salvia e l’oliva, ai più atletici, giallo e azzurro, o particolar­i come il rosa e il cipolla di Tropea. Un luogo assolutame­nte out-sider, la sede della Mondadori, come scenario: «Volevamo un edificio costruito nel 1968, anno di nascita di Zegna e che esprimesse gli stessi sforzi stilistici fra innovazion­e e tradizione».

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