La libertà della street couture Le «sperimentazioni» di Zegna
Sfilate di Milano al via. Lo stilista Sartori: eleganza non è più solo giacca e cravatta
Leggerezza. Comfort. Athletic wear. Il vocabolario di Zegna by Alessandro Sartori si aggiorna. Senza dimenticare le radici stilistiche. Dunque couture e artigianalità e qualità. Con grande eleganza nei modi e nei pensieri lo stilista segna un punto e a capo e accompagna idealmente il suo «cliente» ad avvicinarsi a un completo «formale» che per giacca potrebbe avere, per esempio, un bomber in trame di lino e crepe e per pantaloni classici sartoriali a vita alta; o, «viceversa», il blazer super tailoring sulle braghe-gym con tanto di elastici e tasconi; e, ancora, il giubbotto stiloso di pelle impermeabilizzata sui pants del peso di una camicia. Con la possibilità addirittura di acquistare i tre pezzi (la giacca, il bomber, i pantaloni) lasciando libertà di scelta. Codici nuovi per Zegna che ammiccano ad altri mondi per diventare «street-couture».
È interessante l’analisi di Sartori: «Siamo decisamente di fronte a una trasformazione dei fatturati — spiega — che oggi passano attraverso lo stile e l’esperienza di vendita e l’esigenza degli uomini che stanno cominciando ad avvicinarsi a quello che chiamo “sperimentale” con curiosità e attenzione». E racconta dell’importanza di «ascoltarli»: «Da un po’ di tempo lavoro con l’atelier del su misura per sperimentare senza mai perdere di vista la sartorialità, da una parte. Dall’altra c’è l’esperienza delle vendita e la curiosità stimolata dalle immagini di provare altro. Elegante non è più solo l’uomo in giacca in cravatta, ma può essere benissimo una perfetta t-shirt indossata sopra un’altra. Prima erano solo i modaioli a giocare con il guardaroba maschile e con tutte le contaminazioni che in questi ultimi anni lo hanno di volta in volta aggiornato. Ora anche il più classico fra gli uomini cerca qualcosa d’altro, magari anche solo da abbinare a quello che è il suo stile, ma lo fa senza più ritrosie e preconcetti». E con, secondo lo stilista, un’attenzione «dedicata»: «È impensabile oggi che chi lavora in una boutique non sia una sorta di stylist per il cliente. L’acquisto deve diventare un’esperienza fatta di consigli, spiegazioni, esempio. Anche questo, ogni tanto, amo fare, proprio per non perdere il contatto con la realtà». Un po’ come i sarti di una volta, sembrerebbe: «In un certo senso. Ho molti amici che mi chiedono come dare un twist più moderno ai loro armadi. Il mio consiglio è di prendere ciò che amano, indossarlo e poi divertirsi a mescolare, contaminare con quell’informale che amano altrettanto». La leggerezza di questa collezione, dove ogni materiale è trattato perché non perda mai i volumi maschili, è l’altra grande sfida raccolta. Quasi nudo, ma terribilmente vestito. «Potrebbe essere la sensazione, paragonabile alla libertà e al comfort». Nella sua semplicità è una gran bella lezione questa. Che in sfilata arriva diritta, senza bisogno di didascalia. Le forme, i tessuti tecnologicamente ineccepibili e i colori: dai naturali, sicuri, come i sabbia e il salvia e l’oliva, ai più atletici, giallo e azzurro, o particolari come il rosa e il cipolla di Tropea. Un luogo assolutamente out-sider, la sede della Mondadori, come scenario: «Volevamo un edificio costruito nel 1968, anno di nascita di Zegna e che esprimesse gli stessi sforzi stilistici fra innovazione e tradizione».