Corriere della Sera

I quarant’anni della start-up con il fiore sull’abito

La festa dei fratelli Lardini: capi cuciti a mano e un fatturato cresciuto del 30 per cento

- M.per.

Le start-up, fortunatam­ente, non sono un’esclusiva della Silicon Valley, dei ragazzi degli anni ‘70 che trafficano nel garage di casa e inventano prodotti — quello sono, i computer, alla fine, al netto della loro importanza nelle nostre vite: prodotti — che verranno poi venduti in tutto il mondo. Le start-up sono anche italiane, e nella moda abbondano, hanno storie molto belle e una di queste è cominciata esattament­e quarant’anni fa. La storia di Lardini, i fratelli marchigian­i che nel 1978 creano la loro start-up, anche se allora non si chiamavano ancora così, e adesso è una realtà globale che crea moda di successo con il proprio marchio, produce per grandi case del lusso, cresce del 30% come prevede per questo ottimo 2018 (l’anno scorso il primo monomarca a Milano nel Quadrilate­ro, ora il primo negozio in Germania) .

Hanno fatto festa a Pitti, i fratelli Lardini— Luigi direttore creativo, Andrea presidente, Lorena Chief Financial Officer e la più giovane Annarita responsabi­le qualità — con il loro fiore-simbolo dell’azienda, che compare all’occhiello Una divertente immagine di un look Lardini a Pitti, con una versione oversize del fiore. Il fiore all’occhiello è il simbolo dell’azienda di Filottrano fondata nel 1978 che dal 1993 produce anche una propria linea di ogni capospalla Lardini.

A Pitti, festa a parte, hanno presentato l’ennesima collezione che ha convinto i buyer (Giappone e Corea e Germania tra i principali mercati), con la sartoria in forte crescita perché se l’abito e il capospalla sono fatti così bene — intelati, a mano — non soffrono per la crisi del formale. Con gli smoking dal collo sciallato un po’ da dandy del Club Sartoria, la capsule di outerwear tecnico e le giacche destruttur­ate in stile Saint Tropez.

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